Caos amministrativo

Concessioni balneari, il sindaco di Santa Maria del Cedro: «Proroghe illegittime? Per noi restano valide»

VIDEO | Il primo cittadino Ugo Vetere esclude automatismi dopo la sentenza del Consiglio di Stato che ha bocciato l’affidamento in gestione delle aree demaniali senza nuove gare. «Affinché vengano meno, i provvedimenti emanati dal Comune devono essere impugnati singolarmente»

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di Francesca  Lagatta
3 maggio 2024
10:15

«Le concessioni demaniali che sono state date dal capo dell'Ufficio Demanio di questo Comune dall'ingegnere Claudio Adduci continueremo a ritenerle valide ed efficaci, anche in virtù di quei principi che si conoscono in materia». È il commento del sindaco di Santa Maria del Cedro, Ugo Vetere, all'indomani di una sentenza del Consiglio di Stato che in materia di direttiva "Bolkestein" dichiara l'illegittimità delle deroghe delle concessioni balneari.

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In sostanza, quei sindaci che hanno concesso la deroga agli operatori turistici dei propri comuni devono ravvedersi, anche in virtù dei «principi della Corte di Giustizia Ue» e dare «immediatamente corso alla procedura di gara per assegnare la concessione in un contesto realmente concorrenziale». Ma nel territorio del Tirreno cosentino, dove l'economia si regge in larga parte sul turismo balneare, la situazione è dura da digerire. Vetere, primo cittadino del Comune che è stato tra i primi a concedere le deroghe, non ha nessuna intenzione di fare passi indietro: «Un provvedimento, affinché venga meno, deve essere impugnato da un qualcuno che abbia un interesse, o eventualmente da un ente. Se qualcuno lo impugnerà, finiti i gradi di giudizio le autorità ci diranno che queste concessioni non sono valide. Dopodiché valuteremo il da farsi». Intanto, «aspettiamo di leggere la pubblicazione della sentenza».


Situazione drammatica

La direttiva europea conosciuta come "Bolkestein" ha la finalità di favore la libera circolazione dei servizi all’interno degli Stati membri dell’Unione europea e dunque, per quanto riguarda le aree demaniali, impone che gli stabilimenti balneari che sorgono su di esse siano assegnati al miglior offerente tramite bandi pubblici. Finora, le concessioni balneari si rinnovavano in automatico alla scadenza mediante il pagamento di una somma di poche migliaia di euro. Tale circostanza ha consentito fino ad oggi investimenti a lungo termine per gli imprenditori titolari delle concessioni e una maggiore stabilità finanziaria. Ora il rischio è che l'economia locale crolli. «Parlo della mia comunità - incalza Vetere, sindaco di un paesino di poco più di cinquemila anime -. Ci sono lidi di ultima generazione, con ristoranti e tanto altro. Togliere le concessioni significa far perdere il posto di lavoro, almeno nel periodo da giugno a settembre, a venticinque, trenta famiglie per ogni stabilimento balneare».

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Una battaglia estenuante

«Noi rimaniamo fermi nell'idea - continua Vetere - che le concessioni devono avere vigenza quanto meno fino al 31 dicembre 2024, per una serie di motivi. Innanzitutto - spiega -, il governo non ha dettato quelli che sono i principi sui quali eventualmente si dovrebbero fondare i bandi». E qui, Vetere, pone una serie di quesiti anche su un'altra questione, quella degli ipotetici indennizzi ai concessionari uscenti, l'eventuale risarcimento del danno per l'anticipata scadenza della concessione demaniale.

«L'ufficio tecnico di questo Comune, come gli altri, nel fare un bando deve tener conto anche del presente. Ma oggi come facciamo a determinare il valore del presente?». Poi continua: «Quali sono i principi e quali sono i parametri, si fa riferimento alle fatture per la realizzazione dell'opera, all'acquisto dei materiali, al volume degli affari? Di quali anni e per quanti anni? Chi fa la valutazione economica del bene?». La questione, anche questa, appare assai complicata.

«Il Governo - si chiede ancora il primo cittadino - ha dettato una disciplina secondo cui il capo dell'ufficio tecnico del Comune deve determinare il valore? Oppure ci sarà un ente terzo che determinerà questo valore?». Sono tutte domande a cui oggi risulta difficile rispondere. «Il problema fondamentale, a mio avviso, sta in un principio. Se ci dice che coloro i quali fino a oggi hanno avuto una concessione demaniale devono smontare i lidi, se ne devono andare e non hanno diritto al risarcimento del danno, allora c'è un tipo di valutazione. Ma se c'è un principio dettato dal governo che dice che comunque chi oggi era titolare di uno stabilimento balneare ha diritto al risarcimento del danno, noi amministratori non siamo nelle condizioni di sapere come dobbiamo andare a determinare il valore».

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