Pareri contrastanti in merito ai fondi in arrivo dall’Europa per la costruzione di nuove strutture. Alfano (Idm): «Così non si supererà il divario con il Nord»
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«Continua il nostro lavoro per garantire l’assegnazione di fondi per lo sviluppo del Mezzogiorno. Grazie alla Quota Sud, alle regioni meridionali andrà il 55% dei fondi del Pnrr previsti per la costruzione di nuovi asili nido». Lo rende noto la sottosegretaria per il Sud e la Coesione territoriale Dalila Nesci che sottolinea: «Nello specifico la Calabria riceverà oltre 180 milioni di euro, risultando così la terza regione in ordine di finanziamenti dopo Campania e Sicilia. Una mole di risorse che – conclude - consentirà di ridurre il divario di cittadinanza rispetto ad altre regioni e garantire ai cittadini l’erogazione di servizi essenziali».
Cannizzaro: «Svolta per il Meridione»
Soddisfazione anche dal deputato Francesco Cannizzaro: «È un notevole passo in avanti rispetto al passato, indispensabile per ridurre quel gap con le altre Regioni del Paese in un settore decisivo dal punto di vista sociale ed economico. Un risultato che va ascritto alla caparbietà e alla capacità di sintesi del ministro Carfagna ed all’impegno dei deputati di Forza Italia, da sempre attenti alle esigenze specifiche dei territori».
«La quota dei fondi destinati alle Regioni del Sud per questo specifico investimento è più del 55 per cento – afferma il parlamentare reggino – oltre 1,3 miliardi di euro. La svolta per il Meridione da tutti noi invocata pian piano sta avvenendo… e non è un caso che ciò accada proprio quando a dirigere certi ministeri siano appunto esponenti di Forza Italia. Capacità e voglia di fare premiano sempre».
L'analisi di Alfano, Italia del Meridione
Di tutt’altro avviso, Annalisa Alfano, responsabile IdM Tirreno Cosentino e vicesindaca del Comune di Scalea secondo la quale si tratterebbe di misure non sufficienti: «In merito al servizio degli asili nido il Sud ricade in quel perpetrato inganno che: “se non hai asili nidi in un territorio e perché non ne hai bisogno”».
Entrando nel dettaglio: «Come riportato nell’ultimo report di OpenPolis, in collaborazione con la società pubblica Sose, si legge: “Se nei comuni toscani ed emiliano-romagnoli (in media) l’offerta comunale copre oltre il 20% dei minori, in quelli del sud la quota si ferma al 5 per cento. E per gli enti di Campania e Calabria – specifica Alfano - la quota media si attesta anche sotto questa soglia”. Inoltre, il gap si evince da un altro parametro: le modalità di erogazione del servizio. In alcune regioni, come Calabria, Marche e Basilicata, in media oltre il 50% degli utenti del servizio comunale lo frequenta in gestione esterna, cioè in nidi a gestione privata, con riserva di posti in convenzione. In Piemonte e in Liguria sono meno del 20 per cento. Nei comuni di questi due territori, così come in Molise, Puglia, Lombardia, Veneto e Campania, una quota superiore alla media italiana delle regioni a statuto ordinario accede al servizio tramite voucher».
I fondi al Sud per gli asili nido
Ricostruendo la problematica, la vicesindaca di Scalea ha ricordato gli interventi del segretario federale IdM Orlandino Greco in merito alle «storture del primo bando».
E ancora: «La stessa ministra per il Sud e Coesione territoriale, Mara Carfagna, in merito ha assunto una chiara posizione, è sostenne che attraverso un esplicito vincolo di destinazione territoriale i comuni del Sud sarebbero stati aiutati a competere ad armi pari con quelli del resto del Paese. Grazie a lei, quel 33% posto come obiettivo europeo, è diventato legge dello Stato con valenza costituzionale, nel rispetto quindi dei Lep, i livelli essenziali delle prestazioni. Certamente un passo avanti, ma che non basta e non risolve né la questione né il gap del ‘maltolto’, a volte ‘estorto’ al Mezzogiorno. Tant’è che, così come riporta l’ultima inchiesta di Marco Esposito sul Mattino, le cose continuano a muoversi nella stessa direzione. Perché, basandosi sempre su calcoli statistici che sono gli stessi della spesa storica, quel 33% le regioni del Sud lo raggiungerebbero nel 2035».
A giudizio di Alfano: «Ci troviamo, quindi, nuovamente di fronte ad un inganno che penalizza non soltanto i servizi alla prima infanzia ma chiama in causa lo sviluppo stesso d’intere aree del Paese, che non solo si vedono negati un diritto, rimarcato oggi ma già presente nell’articolo 117 della Costituzione, ma continuano a soffrire delle mancanza di opportunità, come quella dell’occupazione femminile».
I calcoli del professor Viesti
L’esponente politica prosegue poi la sua analisi: «Sugli asili nido, i calcoli esatti sono riportati dal professor Gianfranco Viesti che sottolinea come: “invece di costruire gli asili nido necessari in base alla situazione attuale con 450.000 bambini meridionali su 1.271.000 si passa a 399 mila su 1.261.000. In pratica si fanno sparire 50.000 bambini meridionali che ricompaiono miracolosamente nelle regioni del Nord, soprattutto in Lombardia e Veneto, perché i loro genitori se le cose non cambieranno sono predestinati a partire. E nel 2035 troveranno un bel nido costruito al Nord con i soldi del Piano nazionale di ripresa e resilienza”». A giudizio di Alfano «per una giusta ripartizione delle risorse è necessario dunque ricalcolare i fabbisogni standard di riferimento evitando l’ennesima beffa e l’ennesimo impianto assistenzialistico che non risolve le questioni di fondo. Più volte, come Italia del Meridione, abbiamo posto l’urgenza di intervenire in maniera chiare a e netta, sollecitato azioni definitive e non più soltanto ‘contentini’ del momento. Oggi alla necessità si unisce quella grande opportunità, attraverso il Pnrr, di realizzare una grande stagione di interventi straordinari per la ripresa del Mezzogiorno e abbattere realmente quei divari che hanno compromesso non soltanto la crescita e lo sviluppo del Meridione ma dell’intero Paese.
Ecco perché, come Italia del Meridione – conclude - chiediamo al presidente Occhiuto di farsi carico anche di questo intervento. Sia la Calabria portavoce per tutto il Sud, di una questione che tocca il futuro stesso delle nostre regioni, perché penalizza proprio le nuove generazioni. Mi rivolgo, anche, come forza politica e come amministratore, a tutti i rappresentanti istituzionali dei piccoli comuni, che soffrono della mancanza di un servizio primario come questo, di unirsi alla nostra battaglia. Nel Piano Sud 2030 le azioni maggiori sono rivolte ai giovani, partendo proprio dal contrasto alla povertà educativa minorile che passa attraverso la rimozione degli ostacoli di natura economica, sociale e culturale che impediscono la piena fruizione dei processi educativi da parte dei minori. Partiamo allora da qui, per riportare realmente il Meridione tra le priorità dell’agenda politica del governo».