Valorizzare la filiera dell'agroalimentare è lo scopo dell'Ente parco, per offrire un turismo che sia fatto non solo di bellezze naturalistiche ma anche di identità alimentari uniche e riconoscibili. L'incontro tra il presidente Pappaterra e Francesco Sottile, agronomo membro della fondazione
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Il Pollino punta alla valorizzazione della filiera legata alle produzioni di qualità. Quello dell'agroalimentare, infatti, rappresenta per l'Ente presieduto da Domenico Pappaterra, un segmento importante a cui guardare nella complessiva offerta turistica che rende il parco calabro lucano un punto di riferimento non solo per le sue bellezze naturalistiche ma anche per le identità alimentari che, in molti casi, rappresentano un unicum straordinario che attrae il turismo esperienziale.
Per questo, nell'area protetta caratterizzata da una forte antropizzazione che ha saputo, negli anni, coniugare bene lo sviluppo agricolo sostenibile legato proprio al comparto agricolo e turistico con un trend in crescita di aziende legate alla produzione di qualità e la ricettività, il ruolo amministrativo dell'ente si inserisce in un lavoro di tutela della biodiversità e valorizzazione degli ecotipi locali.
Le identità alimentari del Pollino
In questi giorni la presenza di Francesco Sottile, agronomo e docente di biodiversità e qualità delle colture agrarie all’Università di Palermo e membro del comitato esecutivo di Slow Food Italia, è servita per fare il punto proprio sulla volontà del Parco del Pollino di intraprendere con l'organizzazione di Carlo Petrini un percorso condiviso che guardi alla valorizzazione del territorio partendo dalla filiera agroalimentare di qualità.
Da tempo Slow Food ha attenzionato nel Pollino il Moscato di Saracena, già da anni riconosciuto presidio per la sua particolare tecnica produttiva unica al mondo. Il presidente Pappaterra punta a far riconoscere come eccellenze anche altre produzioni territoriali. A partire dal fagiolo poverello bianco calabrese per il quale proprio Sottile nel mese di agosto aveva effettuato una prima visita sui campi dedicati all'ecotipo locale (nato attorno alla De.Co. dei comuni di Laino Borgo, Laino Castello e Mormanno) e che in questi giorni è stato oggetto di una seconda visita per verificare la possibilità di un percorso che guardi ad un riconoscimento con la chiocciola; ma anche la cipolla bianca di Castrovillari attorno alla quale si registra un grande fermento di giovani produttori, ed il tartufo del Pollino per il quale è in corso una ricerca ad opera del Cnr di Perugia per identificarne l'ecotio locale che potrebbe dare vita ad un mercato capace di creare economia e turismo per i tanti appassionati.
Nel Pollino il rispetto delle tecniche colturali e del territorio dimostra una tradizione agricola ed una attenzione alla tutela della biodiversità che è stata definita molto interessante da Sottile, lasciando intravedere la possibilità di instaurare una forte collaborazione per il futuro della valorizzazione delle colture locali su scenari nazionali ed internazionali.