VIDEO-FOTO | Grande partecipazione all’iniziativa promossa per protestare contro la direttiva europea sulle emissioni che mette a rischio la sopravvivenza dello scalo calabrese, favorendo quelli del Nord Africa. Il governatore: «Ho sentito il ministro, potrebbe esserci uno spiraglio»
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Si è riempito in fretta il piazzale davanti ai cancelli del porto di Gioia Tauro, il gigante del transhipment che rischia di andare a gambe per aria a causa di una direttiva europea che lo toglierebbe, di fatto, dai traffici importanti a favore degli scali nordafricani. Una direttiva tafaziana votata da gran parte dei gruppi europarlamentari italiani e che rischia di abbattersi sulle migliaia di lavoratori che ogni giorno popolano le banchine. E sono proprio i lavoratori che oggi, a cavallo tra il secondo e il terzo turno, provano a suggerire un inversione di rotta con un sit-n chiamato a raccolta da tutte le componenti sindacali.
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«Qui per salvare il porto»
Sotto la prima pioggia autunnale dell’anno, gli operai ancora in tuta si raccolgono sotto la tettoia d’ingresso. Assieme a loro, tanti sindaci. Tiepida, ma la manifestazione vera e propria non è ancora iniziata, la risposta degli abitanti dei paesi del territorio. «I miei figli sono venuti a dare una mano con le bandiere e a fare presenza. Quello che succede al porto riguarda anche loro» - dice Gianni che la lavora per l’azienda terminalista a Gioia Tauro dal 2003. «Siamo qui perché crediamo che sia indispensabile salvaguardare il porto e tutti i suoi lavoratori, indotto compreso».
Anche don Natale è arrivato con altri parroci di Gioia Tauro per sostenere la protesta del lavoratori: «Siamo qui per dare una mano, noi ancora siamo tra quelli che non hanno perso la speranza».
Occhiuto: «Potrebbe esserci uno spiraglio per il porto di Gioia Tauro»
Arrivato al porto di Gioia Tauro anche il presidente della Regione Roberto Occhiuto che ha riacceso la speranza per il futuro dello scalo: «Ieri ho sentito il ministro Gilberto Pichetto Fratin con il quale sono stato in quotidiano contatto nelle ultime settimane. Gli avevo chiesto di porre la questione della deroga per il porto di Gioia Tauro al tavolo dei Ministri dell'Ambiente dellUe. Lo ha fatto. Lo ringrazio, parrebbe che ci sia uno spiraglio. Non è semplice - ha aggiunto Occhiuto - perché come al solito l'Italia si accorge degli effetti delle decisioni europee nella fase discendente e non partecipa invece nella fase ascendente a produrre decisioni che rispettino l'ambiente ma che siano economicamente sostenibili».
Occhiuto ha sottolineato poi «la grande attenzione del mio governo verso i temi ambientali. Ma la difesa dell’ambiente non va fatta stupidamente, va fatta ma in modo economicamente sostenibile. Se non dovesse essere stabilita una deroga per il porto di Gioia, il risultato sarà che le navi passeranno lo stesso per il Mediterraneo e lo inquineranno, ma le merci saranno scaricate e trasportate prevalentemente nei porti del nord Africa. È un atteggiamento questo che dimostra quanto l’Europa sia sì importante ma a volte anche altrettanto stupida».
Agostinelli: «La direttiva Ue provocherà danni alla filiera logistica Ue»
«Gioia Tauro - ha spiegato il presidente dell'Autorità di sistema portuale dei Mari Tirreno e Ionio Andrea Agostinelli - rischia perché la direttiva dell'Ue che avrebbe finalità nobili, quelle di ridurre l'inquinamento atmosferico generato dal trasporto marittimo, si risolve in una distorsione del mercato del trasporto marittimo stesso perché inevitabilmente sposterà a sud il baricentro delle linee di navigazione. Dove? Verso porti nord africani per non dire, forse, mediorientali o turchi dove queste tassazioni non si applicano perché si tratta di porti extraeuropei oppure si applicano nella misura del 50%».
«È di tutta evidenza - ha aggiunto Agostinelli - che questo provocherà un danno molto sensibile non solo al porto di Gioia Tauro ma anche ad altri porti europei che hanno le stesse caratteristiche di Gioia Tauro e non solo. La direttiva è concettualmente sbagliata perché provocherà un danno a tutta la filiera logistica europea se pensiamo che anche le cosiddette autostrade del mare saranno tassate e quindi ci potrebbe essere un probabilissimo ritorno al trasporto su gomma anziché su mare che è assai meno inquinante».