La Questura di Crotone ha dato il benvenuto al nuovo vice questore vicario: si tratta di Paolo Iodice, primo dirigente della Polizia di Stato, 50enne, napoletano, con alle spalle una lunga carriera costruita in prima linea nella lotta alla criminalità. La presentazione è avvenuta questa mattina alla presenza del questore Massimo Gambino e del capo di gabinetto Ugo Nicoletti.

Iodice è entrato in Polizia nel dicembre del 1987 frequentando il Corso di Formazione quadriennale per la nomina a Vice Commissario, al termine del quale è stato trasferito presso il II Reparto Mobile di Padova. Nel dicembre del 1996 viene trasferito alla Questura di Napoli, ove presta servizio come Funzionario addetto all’U.P.G.S.P., il Commissariato di Castellammare di Stabia e quello di San Giovanni – Barra. Nel gennaio del 1999, dopo essere stato nominato vice questore, dirige dapprima il commissariato di Poggioreale e successivamente quello di San Giuseppe Vesuviano e di Afragola. Nell’ottobre del 2011 è stato nominato Capo della Squadra Mobile di Avellino. Qui è stato chiamato ad affrontare, tra gli altri problemi, anche quello della sanguinosa faida ultratrentennale tra il clan Graziano e il clan Cava. Quindi, con la promozione a Primo Dirigente e dopo la frequenza del corso dirigenziale, nel gennaio del 2014 ha assunto la dirigenza del commissariato di Santa Maria Capua Vetere e del commissariato di Aversa, entrambi grossi centri della provincia di Caserta.


«Sono entusiasta per questo nuovo incarico – ha dichiarato presentandosi alla stampa il vice questore vicario Paolo Iodice
– è la mia prima esperienza da vicario, sono onorato di averlo assunto in un ambito come quello crotonese che è importante e complesso per le caratteristiche che ha questo territorio. Vengo dalla realtà dell'hinterland napoletano e l'agro aversano dove penso di essermi riuscito a esprimere al meglio. Ringrazio il signor questore Gambino, così come i colleghi della questura di Crotone, per la disponibilità e l'accoglienza, a cui garantisco il massimo impegno e dedizione per l'incarico che mi è stato affidato».