Un percorso accidentato quello dello scalo pitagorico, in perenne ricerca di stabilità, voli e investimenti (ASCOLTA L'AUDIO)
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La striscia di asfalto della strada statale 106, lungo la quale si sviluppa la contrada Sant’Anna, corre quasi parallela alla pista. Alle spalle è aperta campagna, un’ampia area verde che scivola verso il mare. Il centro di Isola di Capo Rizzuto dista appena 4 chilometri e mezzo, quello del capoluogo di provincia meno di una ventina. Siamo all’aeroporto di Crotone, il più antico e forse il più precario della Calabria.
L’inizio del traffico commerciale
La storia dello scalo inizia negli anni ’40, quando viene realizzato per fini bellici, ma è dal 1963 che, grazie a Itavia, subisce un vero e proprio slancio commerciale, con collegamenti con Roma, Bergamo, Napoli e persino Corfù. Un idillio che dura fino al 1979.
La riapertura al traffico commerciale (dagli anni ’80 a metà degli anni ’90 venne usato principalmente da voli charter) avviene nel 1996 con AirOne, che collega Crotone con Roma e Milano. Negli anni successivi, si punta allo sviluppo e l’aeroporto cambia volto: tra il 2000 e il 2004, viene realizzata la nuova aerostazione, concepita per accogliere un traffico di 250mila passeggeri l’anno. Gli utenti che transiteranno non raggiungeranno questi numeri, ma l’Enac, all’epoca, riteneva incoraggiante il «significativo incremento» registrato: si era passati dai 28 mila del 2002 agli oltre 100 mila del 2006. Sono gli anni in cui si lavora per attrarre anche le compagnie low cost, Ryanair arriverà qualche tempo dopo (nel 2014) e, ironia della sorte, ora è l’unica a collegare Crotone col resto d’Italia.
Percorso a ostacoli
Un percorso accidentato, quello dell’aeroporto di Crotone, in perenne ricerca di stabilità, voli e investimenti. Nel 2015, la Società Aeroporto di S. Anna SpA, di natura pubblico-privata, che ne era il gestore, fallisce. La curatela fallimentare fissa il termine dell’esercizio provvisorio d’impresa al 31 ottobre 2016 e l’1 novembre successivo, l’Enac dispone la chiusura dello scalo a ogni tipo di traffico. È l’inizio del declino che, tranne qualche breve periodo di intensa operatività, nessuno sembra essere mai riuscito davvero a frenare.
Ci si mobilita per la riapertura e Regione Calabria e i due Comuni interessati (Isola di Capo Rizzuto e Crotone) scendono in campo, costituendo una società, la Sagas, che aspira a gestire l’aeroporto. Gli enti non riusciranno nel loro intento, fallisce anche il progetto di utilizzarla come veicolo per marketing territoriale e la società, a stretto giro, verrà dismessa.
L’aeroporto riapre nel 2017, quando la gestione passa in mano a Sacal, società pubblico-privata attuale gestore dei tre scali calabresi. Ma la ripresa dei voli non è immediata, nonostante l’arrivo sulla scena di FlyServus illuda tutti che gli aerei avrebbero ripreso a decollare dal gennaio successivo. Tutta una farsa: la compagnia austriaca, a Crotone, non si è mai vista se non su qualche cartellone pubblicitario.
La ripresa dei voli
Gli aerei tornano in pista nel giugno 2018 e sulla loro fiancata c’è il logo familiare della Ryanair. Anche questa volta i numeri sono incoraggianti: il traffico passeggeri passa da 83.854 del 2018 a 169.780 del 2019. L’anno scorso, complice l’emergenza sanitaria, il dato si inchioda a 53.593, e probabilmente influirà sulla decisione della low cost di sospendere i voli da fine gennaio a fine aprile di quest’anno. Dal 2 maggio 2021, l’attività volativa è ripresa, gradualmente. Oggi, la compagnia irlandese garantisce collegamenti con Bergamo - che da luglio diventa giornaliero - e con Bologna, che sta per diventare trisettimanale.
A molti, quegli oltre tre mesi di stop sono sembrati un’eternità in un territorio isolato, senza autostrade né treni a lunga percorrenza. Ma questa è un’altra, triste storia.
La ricerca delle compagnie
Servono più compagnie per garantire la piena operatività dell’aeroporto, ripetono in tanti. La Sacal ha previsto incentivi per i vettori che scelgono Crotone come tratta, ma il bacino d’utenza – ha spiegato di recente il direttore generale Pier Vittorio Farabbi - non soddisfa alcuni operatori. Insomma, la popolazione della provincia di Crotone, più una parte di quella delle fasce joniche catanzarese e cosentina, non sarebbero sufficienti a garantire il riempimento degli aerei. Una tesi che non convince tutti e che diversi sindaci contestano.
Non va dimenticato, poi, che a Crotone è stata riconosciuta la continuità territoriale, uno strumento legislativo pensato per garantire il diritto alla mobilità nei territori particolarmente isolati e disagiati dal punto di vista infrastrutturale. Sul fronte del trasporto aeroportuale, lo Stato si impegna a incentivare le compagnie con gli oneri di servizio pubblico, ma l’ultima gara per collegare Crotone con Roma, Venezia e Torino è andata deserta. C’è chi sostiene che le condizioni del bando fossero poco appetibili per le compagnie, chi ritiene invece che sulla procedura abbia influito l’emergenza sanitaria. Sta di fatto, che ora bisogna ricominciare tutto da capo. Passeranno mesi.
Riunioni e task force
Nelle ultime settimane, complice forse l’arrivo dell’estate o le vicine elezioni regionali, l’aeroporto di Crotone è tornato al centro del dibattito pubblico. Si susseguono incontri e riunioni con l’obiettivo di rilanciare l'infrastruttura e, al contempo, renderlo più appetibile per le compagnie. Intanto, il Comitato cittadino, nato cinque anni fa in difesa dello scalo, continua a fare da pungolo a società di gestione e rappresentanti politici.
Una manciata di sindaci risponde alla chiamata per costituire una task force con il compito di rappresentare il territorio ai tavoli decisionali, mentre al primo piano della struttura, il Dipartimento regionale di Protezione civile ha allestito un hub vaccinale, al fine di rafforzare la campagna di immunizzazione contro il Covid nel territorio.