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«Ci hanno lasciati nel baratro. Speravamo tanto nell’incontro con il ministro dell’Interno, Marco Minniti. Il Governo ha dimenticato questo territorio». A parlare è una lavoratrice della Provincia di Vibo che, insieme agli altri dipendenti, 127 in tutto, avrebbe dovuto incontrare il titolare del Viminale, a Reggio Calabria, per affrontare l’annosa questione degli stipendi: «Dobbiamo aspettare dicembre per recepire delle mensilità. Questo, dopo 5 anni di battaglie, non è più sostenibile. Non auguro a nessuno la precarietà».
Assemblea indetta da tre sigle sindacali
Oggi, intanto, nella sede dell’ente, si è svolta l’assemblea indetta dalle tre sigle sindacali confederali, durante la quale i lavoratori hanno votato positivamente per indire lo sciopero dopo lo stato di agitazione proclamato a difesa dei dipendenti che non ricevono lo stipendio da 6 mesi. Il consigliere provinciale di minoranza, Gianfranco Ranieli, durante l’incontro non ha usato mezze misure: «Tutto tace, dov’è il governo?» e poi la richiesta al presidente della Provincia di Vibo Valentia, Andrea Niglia: «Bisogna dimettersi e consegnare le chiavi in Prefettura. Non è più sostenibile questa situazione!».
Proposto un tavolo tecnico
Tra le proposte del consigliere provinciale Ranieli anche l’atto ingiuntivo: «solo così a Roma capiranno», ha affermato. Al termine dell’assemblea i sindacati si sono recati in Prefettura. L’obiettivo: proporre un tavolo con il presidente della provincia di Vibo Valentia, Andrea Niglia, il presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio e i rappresentati politici calabresi a Roma.
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Dall'incontro con il Prefetto Guido Longo è emerso l’impegno da parte del ministro Minniti, affinché dalla Regione vengano effettuati dei trasferimenti di fondi utili a pagare due o forse tre mensilità arretrate dei dipendenti provinciali. Lo stesso prefetto si sta impegnando per coinvolgere una volta per tutte il governo perché la situazione venga risolta per sempre. «Non è più sostenibile - hanno affermato i lavoratori - il palliativo di qualche stipendio ogni “morte di papa”. Ormai la questione stipendi - hanno aggiunto -, pur essendo la più grave, non è l'unica da risolvere: ci sono più di 450 km di strade provinciali, 33 scuole superiori che gridano vendetta davanti a Dio e sono un pericolo serissimo per tutti noi cittadini».
Lo stato di agitazione, minacciano i lavoratori, «per questi motivi non cesserà. Anzi, è previsto per il 22 settembre un grande sciopero di tutti i lavoratori provinciali. Non abbasseranno la guardia, per il bene della loro dignità e per la dignità del nostro territorio».