Su spumanti e champagne la preferenza dei consumatori è passata dai 16 milioni di ettolitri del 2003 ai circa 30 del 2022. Spagna primo Paese per superfici vitate, Italia quarta dopo Francia e Cina
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L’economia del vino, nazionale e internazionale, vive una delle congiunture più negative della sua storia recente. L’editoriale di presentazione della XIV edizione dell’Annuario statistico del Corriere Vinicolo, in partnership con l’Osservatorio del Vino Uiv (Unione Italiana Vini), e in collaborazione con l’Ais (Associazione Italiana Sommelier) è più che eloquente: «Dalla difficoltà alla burrasca, dal rallentamento al blocco, dall’incertezza all’imperscrutabilità: il passaggio d’anno tra il 2023 e questo 2024, appena iniziato, è forse il più difficile – scrivono Giulio Somma e Carlo Flamini - dopo la svolta del millennio per l’accumularsi di ritardi e difficoltà strutturali del settore che si sono mostrate in tutta la loro problematicità davanti all’emergere di difficoltà nuove legate a un contesto geopolitico che, lo scorso anno, può dirsi realmente “precipitato”». Tante le congiunture negative: inflazione in crescita con ripercussioni sul potere d’acquisto, costo del denaro a percentuali elevate, guerra russo-ucraina cui da poco si è aggiunta anche quella di Gaza con situazione molto critica nel Canale di Suez, riferimento strategico per i commerci via mare.
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In questo quadro dai toni grigi l’Annuario statistico ci offre come al solito tutta una serie di dati molto utili. Il primo approfondimento lo dedichiamo al quadro globale. Nel 2022 l’Italia è risultato il quarto Paese al mondo per superfici vitate, con 677.964 ettari, alle spalle di Spagna (937.782), Francia (771.329) e Cina (728.023), stabilmente al terzo posto, dal 2014, dopo aver scavalcato il Belpaese. La superficie vitata nel mondo è pari a poco oltre 5 milioni di ettari. Dopo l’Italia, fino ai primi dieci posti in graduatoria, seguono Stati Uniti (292.883), Portogallo (191.170), Argentina (191.071), Romania (179.429), Australia (142.556) e Cile (129.125).
Se guardiamo alla produzione, nel 2022 al primo posto si è posizionata l’Italia, con 49,84 milioni di ettolitri, lasciando al secondo la Francia (44,35 mln). Sappiamo già da anticipazioni statistiche che nel 2023 la posizione tra i due colossi mondiali del vino si è invertita, ma continuiamo a seguire le tabelle Uiv. Terzo produttore la Spagna (40,47 mln), poi gli Stati Uniti (28,50), l’Australia (13,07), il Cile (12,26), l’Argentina (11,45), il Sudafrica (8,65), la Germania (8,55), il Portogallo (6,46) decimo. Il Belpaese ha rappresentato da solo il 19,5% della produzione mondiale di vino nel 2022 misurata in 255,58 mln di ettolitri. La produzione globale del nettare di Bacco ha subito notevoli oscillazioni negli ultimi anni, passando dai 285,58 mln di ettolitri del 2018 ai circa 240mila del 2017 e del 2003. Movimenti che riguardano in genere, di anno in anno, e prevalentemente per questioni climatiche che condizionano la crescita e la maturazione delle viti, tutti i Paesi produttori.
Nel 2022 il pianeta ha consumato 290 milioni di ettolitri di vino di tutte le qualità, uno dei valori più alti dal 2003, con punte di poco maggiori solo nel 2019 (299 mln), nel 2021 (292 mln) e nel 2018 (293 mln). Tra il 2003 e il 2006 il consumo non ha mai superato quota 260 mln. Nello stesso anno preso in considerazione dall’Annuario la gran parte del vino consumato nel mondo è appartenuto alla categoria dei vini fermi (216 mln di ettolitri, pari al 74,48% del totale). Spumanti e Champagne, invece, hanno significato il 10% del consumo complessivo di vini, cioè circa 29 milioni di ettolitri, il valore massimo dal 2003. L’apprezzamento dei consumatori mondiali per le bollicine è stato crescente negli ultimi venti anni, passando dai 16 mln di ettolitri del 2003 e 2004 a quasi il doppio dei giorni nostri. Nel 2022, invece, il consumo globale di vino rosso si è attestato su 103 mln di ettolitri, allo stesso livello del 2003, mentre dal 2007 al 2019 è stato sempre sopra i 110. In crescita costante anche il gradimento per i vini bianchi: 90 mln di ettolitri nel 2022, confermando il dato del 2021, quando questo riferimento era pari a 74 nel 2033. Analogo destino per i vini rosati, giunti nel 2022 a 23 mln di ettolitri, punta massima negli ultimi venti anni, partiti nel 2003 con quota 17 mln.
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Proviamo a riassumere, intuendo che i consumi planetari marciano spediti verso vini più leggeri dal punto di vista alcolico e in genere più profumati, per quanto i fermi rossi abbiano ancora la leadership tra le categorie prese in considerazione. Consumo complessivo di vini a livello globale, nel 2022, pari a 290 milioni di ettolitri, così suddivisi: 103 rossi (35,52%), 90 bianchi (31,03%), 30 spumanti e champagne (10,34%), 23 rosati (7,93%). Se nei prossimi anni dovessero proseguire queste tendenze, i bianchi supereranno presto i rossi, in quanto i primi dal 2003 hanno guadagnato 16 mln di ettolitri, mentre i secondi sono rimasti al dato di venti anni fa. Le bollicine potrebbero, invece, guardare al traguardo dei 50 mln di ettolitri avendo quasi raddoppiato il consumo dal 2003 al 2022. Il Corriere Vinicolo ci fa presente che tra il 2018 e il 2022 i vini rossi hanno segnato una contrazione globale di consumi pari al 2,1%, quelli bianchi un incremento del 2,3% e i rosati dell’1,9%. Tra i soli vini fermi (cioè escluse le bollicine), nel 2022 il consumo generale ha riguardato per il 47% vini rossi, per il 42% vini bianchi e per l’11% vini rosati.
Chiudiamo questo primo approfondimento con le analisi su spumanti e champagne, ricordando due aspetti fondamentali: spumanti e bollicine nascono dalla rifermentazione di vino (quando la tecnica produttiva degli spumanti viene effettuata con la procedura francese dello champagne, assume la denominazione di “metodo classico”; champagne è un nome protetto dalla Ue e si riferisce solo alle produzioni di determinati territori della Francia). Dei 30 mln di ettolitri di bollicine consumati nel mondo nel 2022, solo il 10% è fatto di champagne, mentre il 90% di spumanti. Il consumo di questi ultimi ha raggiunto quota 27 mln con una crescita continua dal 2003, quando misurava 14 mln. Tra il 2018 e il 2022 si è registrato un balzo positivo sia di spumanti sia di champagne, rispettivamente +6,6% e +4,4%. Nel 2022 i Paesi maggiormente consumatori di bollicine (spumanti e Champagne) sono stati la Francia e la Germania che hanno superato i 3,5 milioni di ettolitri ciascuno, e a seguire gli Usa (oltre 3,0 mln), l’Italia (quasi 3,0 mln), la Russia (sopra i 2,0 mln), il Regno Unito (sopra gli 1,5 mln). Sotto il mezzo milioni sono rimasti Belgio e Giappone. Fra i circa 0,3 mln e 0,2, Canada, Polonia e Brasile. Per i vini fermi il primato spetta agli Usa, attestatisi nel 2022 poco sotto i 35 mln di ettolitri, e a seguire Francia (20,0 mln), Italia (sotto i 20,0 mln), Germania (sopra i 15 mln), Cina e Regno Unito (sopra i 10 mln). Sotto il traguardo dei 6 mln di ettolitri il Canada e la Russia. Attorno ai 3 i Paesi Bassi e il Giappone. Dati tutti utili, questi ultimi, per capire dove, e con quali tipologie, possa eventualmente indirizzarsi l’export dei vini Made in Italy.