La caduta di massi risale allo scorso 16 dicembre, all'imbocco lato sud di Corso Vittorio Emanuele a Cosenza. Le pietre si sono staccate da un muro di contenimento arroccato sul pendio. Rotolando giù per la collina, i blocchi di tufo hanno anche abbattuto due ulivi, terminando la loro folle corsa sull'asfalto.

Transito vietato

L'episodio si è verificato nel primo pomeriggio, in un momento nel quale, per fortuna, nessuno transitava né in auto, né a piedi. Ma a distanza di oltre sei mesi nessun provvedimento è stato ancora assunto per mettere in sicurezza l'area. Per cui la strada e ancora interdetta al traffico ed anche al passaggio pedonale, con tutti i relativi disagi per le famiglie residenti nella zona. Dimezzato il servizio di trasporto pubblico: l'Amaco ha accorciato il percorso fino al complesso delle Cappuccinelle, poi le navette devono tornare indietro.

Da settembre sarà caos

Ma senza un pronto intervento, a generare il caos sarà la riapertura delle scuole, a settembre, poiché questa bretella è generalmente utilizzata per raggiungere il liceo classico Bernardino Telesio. Un assaggio delle difficoltà alla circolazione si è già avuto tra gennaio e febbraio, prima del lockdown.

Contesto ancora pericoloso

L'attuale contesto è ancora di pericolo: alcuni massi sono rimasti in bilico in un sottostante terreno privato, dove alcune abitazioni rischiano seri danneggiamenti. E la parete costruita con pietrame a secco, potrebbe dare origine a nuovi cedimenti.

La strada scomparsa

Le planimetrie rivelano in prossimità del muro, il passaggio di un'antica strada comunale non carrabile, collegamento oggi aggredito dalla vegetazione, posto tra la chiesa di San Giovanni Battista e quella di Santa Maria di Gerusalemme.

Serve un piano di risanamento

La zona è sottoposta a vincolo paesaggistico dalla Soprintendenza. Vecchi carteggi rivelano come l'ente fosse stato informato con una missiva, del rischio di caduta massi addirittura nel 1996. Ma tutta l'area di Portapiana, all'ombra del Castello Svevo, è interessata da smottamenti. E senza un piano di complessivo risanamento la situazione potrebbe aggravarsi in modo irreversibile.