La pandemia ha svuotato i “market delle braccia africane”, domanda e offerta di lavoro non si incontrano più nei soliti incroci stradali, ma il bisogno morde ugualmente chi non ha un lavoro e non lo può cercare, e chi un contratto ce l’ha ma se gli scade non ha altri permessi pronti.

Hibraim e Lamin vivono nella tendopoli di San Ferdinando. Il primo dice «non lavoro da tre mesi», l’altro – senegalese come lui – si ritiene fortunato perché «lavoro in regola, sì, ma è da un anno che aspetto i documenti».

La sanatoria per gli stranieri

Il tema della regolarizzazione dei lavoratori stranieri si è imposto nel dibattito nazionale sulla emergenza covid, da quando la ministra Bellanova ha proposto una sanatoria che porti all’emersione dei “fantasmi” che lavorano in agricoltura e che, vista la carenza di manodopera causata dall’isolamento, può essere impiegata nei campi.

«Il sindacato – spiega Enzo Musolino, segretario regionale confederale Cisl – è favorevole alla sanatoria. Serve una legge dello Stato e questa pandemia può essere l’occasione per una reale guerra al capolarato». Sulla necessità di reperire manodopera per le attività estive, si trova d’accordo Angelo Politi – direttore regionale di Confagricoltura – che però è contrario alla sanatoria.
«È più facile e immediato – afferma – utilizzare nei campi i percettori del reddito di cittadinanza e di altre forme di sostegno al reddito».

Il dibattito e la tendopoli

Questa posizione, che trova sponde anche in ambienti politici insospettabili – ad esempio il dem Bonaccini, presidente della Emilia Romagna, è d’accordo – vede convergere tutte le associazioni datoriali. Ad esempio la Coldiretti si spinge e oltre e pur di non sostenere la sanatoria, ha proposto la reintroduzione dei voucher.
«Il sindacato – rilancia Musolino – è anche favorevole agli sgravi contributivi a quelle imprese che approfittando della sanatoria metterebbero in regola i lavoratori in nero».

Insomma, il dibattito cresce ma, intanto, nella tendopoli il bisogno incalza. Il sindaco Andrea Tripodi ha emesso ben 25 Daspo urbani, che equivalgono alla espulsione dei migranti, dopo i recenti disordini registratisi nell’accampamento dove, giornalmente, i volontari della Caritas diocesana continuano a distribuire generi alimentari.