«Lo scorso anno il Pil calabrese risultava ancora inferiore di 14 punti percentuali rispetto ai livelli del 2007; gli indicatori disponibili ne indicano per il 2020 un'ulteriore caduta».

Lo evidenzia il rapporto sull'economia della Calabria elaborato dalla filiale regionale della Banca d'Italia.

 

Il rapporto, presentato agli organi di informazione in una videoconferenza stampa, analizza gli effetti dell'emergenza coronavirus sull'economia calabrese.

Riflessi sul settore produttivo

Il blocco obbligatorio delle attività in Calabria – rileva la Banca d'Italia nel rapporto – ha riguardato l'equivalente del 18 per cento del valore aggiunto regionale, contro il 28 per cento in Italia (rispettivamente, il 24 e il 33 per cento in termini di occupazione)».

 

Tuttavia, gli effetti dell'emergenza Covid-19 «si sono riflessi su gran parte del settore produttivo attraverso vari canali, tra cui in particolare il calo di fiducia dei consumatori, i vincoli alla mobilità e la difficoltà di rispettare gli standard di sicurezza sul lavoro, solo in parte attenuate dal ricorso allo smart working. Informazioni tratte dal “Covid-19 Google Community Mobility Report” suggeriscono – si legge – come il calo della mobilità verso i luoghi di lavoro abbia raggiunto in regione circa il 70 per cento a fine marzo, un dato analogo a quello osservato nel resto del Paese. Il graduale allentamento delle misure si è avviato il 4 maggio, per poi accelerare dopo il 18 maggio».

La velocità di ripartenza

Con riferimento al quadro macroeconomico, secondo la Banca d'Italia «la crisi pandemica ha colpito l'economia calabrese in una fase di sostanziale stagnazione. Sulla base dei dati Istat e Prometeia, lo scorso anno il Pil calabrese in termini reali risultava ancora inferiore di 14 punti percentuali rispetto ai livelli del 2007; gli indicatori disponibili ne indicano per il 2020 un'ulteriore caduta. La velocità di ripartenza dipenderà in parte dalla durata dell'epidemia e dall'efficacia delle misure di contrasto dell'emergenza; tuttavia, come accaduto anche dopo le crisi del periodo 2008-2014, vi potrebbero influire negativamente i fattori strutturali che caratterizzano l'economia regionale».

 

Bankitalia rileva che «le misure di contenimento della pandemia hanno avuto rilevanti ripercussioni sull'attività delle imprese. Le nostre indagini prevedono una diminuzione del fatturato molto significativa nel primo semestre per le aziende operanti in regione, riflettendo essenzialmente il forte calo della domanda interna».

Il settore più colpito: i servizi privati

Il settore più colpito nella fase attuale è quello dei servizi privati, «in particolare – spiega il rapporto – i trasporti, il commercio al dettaglio non alimentare e il comparto alberghiero e della ristorazione, che negli ultimi anni aveva sostenuto in misura significativa le dinamiche occupazionali, anche attraverso la creazione di nuove imprese. La ripartenza del settore sarà molto graduale, considerando la difficoltà di rimuovere i vincoli imposti dal distanziamento fisico e il tempo necessario per recuperare la fiducia dei consumatori».

 

Per la filiale regionale di Bankitalia, comunque, «il sistema produttivo regionale si trova ad affrontare la crisi attuale in condizioni finanziarie migliori rispetto al passato. Il miglioramento è però avvenuto in parte a scapito dell'attività di investimento, che in questa fase potrebbe ulteriormente risentire del forte rallentamento congiunturale e dell'elevata incertezza sull'evoluzione della pandemia».

 

Nel rapporto si osserva che «secondo le prime evidenze relative al 2020, le ricadute sul mercato del lavoro della pandemia sarebbero state considerevoli, in un quadro già caratterizzato nel 2019 da una stagnazione dei livelli occupazionali. I dati evidenziano una significativa riduzione del numero di posizioni lavorative dipendenti tra marzo e maggio».

 

«Anche in connessione al blocco dei licenziamenti – è scritto – e al sostegno assicurato dalla Cassa integrazione guadagni, tale calo si è concentrato essenzialmente nella componente a tempo determinato che, in Calabria, ha un'incidenza maggiore rispetto al resto del Paese. Per tale motivo, la crisi pandemica ha interessato particolarmente chi è entrato da poco nel mercato del lavoro, come le generazioni più giovani. Anche per la mancanza di occasioni lavorative i livelli di diseguaglianza e povertà sono superiori al resto del Paese. La debolezza dei redditi da lavoro era stata negli anni in parte compensata da trasferimenti pubblici, più intensi della media italiana, da ultimo rafforzati con l'introduzione del Reddito di cittadinanza. Nella prima parte del 2020, tale supporto si è ulteriormente intensificato in connessione all'introduzione di diverse misure di sostegno al reddito delle famiglie volte a contrastare l'emergenza Covid-19».

La situazione delle famiglie

Secondo Bankitalia, infine, «le famiglie calabresi affrontano questa difficile fase congiunturale con livelli di indebitamento, in rapporto al reddito disponibile, inferiori rispetto a quelli osservati alla vigilia della crisi del debito sovrano, seppur particolarmente concentrati nel segmento del credito al consumo».

 

Inoltre, «anche la ricchezza finanziaria si è moderatamente rafforzata rispetto al 2011, insieme a una ricomposizione del portafoglio a favore delle attività più liquide, che potrebbe contribuire ad attenuare l'impatto negativo della crisi economica in essere. Nel primo trimestre del 2020, i finanziamenti alle famiglie hanno registrato un rallentamento, rispecchiando soprattutto la riduzione nel mese di marzo della domanda di credito connessa alla contrazione dei consumi».