Da ventidue giorni canaloni del consorzio di bonifica a secco. Ettari di alberi da frutto in sofferenza mentre i produttori si appellano alla Regione e non escludono un esposto in Procura
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Canaloni a secco e coltivazioni a rischio. Cresce la tensione tra i produttori agricoli che da oltre 22 giorni sono sprovvisti del servizio irriguo in capo al consorzio di bonifica dei bacini dello jonio cosentino. È un nuovo duro colpo alle produzioni: compromessi ettari ed ettari di agrumeti. Le zone maggiormente colpite sono le contrade a sud di Rossano, lampa Bucita, Foresta, Iti, Lacuna, Oliveto. Secondo quanto emerge, la causa sarebbe da attribuire al malfunzionamento delle pompe di sollevamento delle acque provenienti dalla diga del Crati dirette agli impianti alimentati dalla centrale di Insiti.
«Queste pompe sono anni che lavorano a scartamento ridotto perché vetuste - dicono alcuni produttori -, il consorzio ha omesso la manutenzione e la preparazione degli impianti in previsione della campagna di irrigazione 2021. Stiamo cercando di salvare almeno gli alberi da frutto portando acqua con cisterne e costruendo nuove condotte private lunghe chilometri per sopperire alla cattiva organizzazione del Consorzio di Bonifica». Spira aria di mobilitazione, gli imprenditori non escludono un esposto denuncia da depositare in Procura. Ingenti i danni subiti a causa dell’interruzione di un pubblico servizio per il quale i produttori versano i tributi. Chiesto l’intervento della Regione Calabria, in particolare dell’assessore all’agricoltura Gianluca Gallo. Le zone colpite, inoltre, sono ulteriormente penalizzate per il fatto che non risultano esserci falde acquifere per alimentare i pozzi.