Agosto 2026. Per la Sibaritide, Corigliano Rossano e l’intero hinterland, quell’estate non sarà una qualunque ma la fine di un’era. E del “sogno” industriale inseguito nel cosiddetto “Pacchetto Colombo”, pensato anche per la Piana di Sibari dall’allora Governo Colombo agli inizi degli anni ’70.

Di tutta un’intera programmazione immaginata dall’allora presidente del Consiglio dei Ministri, dall’Università della Calabria da allocare nell’area di Sibari, all’autostrada Taranto-Reggio Calabria via ionica che la politica ha poi “dirottato” altrove come ormai noto – quelle sì avrebbero mutato la storia della Calabria moderna – oggi non rimane altro che lo scheletro, le due ciminiere e poco altro della centrale termoelettrica di Rossano.

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Un sito industriale servito alla città bizantina per compiere un enorme balzo in avanti verso l’indipendenza economica e lo sviluppo. In molti sono convinti che se oggi Rossano sia urbanisticamente molto più avanzata di tanti comuni calabresi più o meno simili per dimensioni e abitanti, sia “grazie” all’Enel, ovvero grazie al lavoro dignitoso in tempi di vacche magrissime che il colosso energetico ha offerto – nei decenni – a centinaia di famiglie.

Quel sito, però, continua ad essere un pugno in un occhio per chi vive da queste parti e soprattutto per il turismo. Percorrendo la statale 106 in direzione sud, molti chilometri prima di giungere a Rossano si intravedono quelli che sono il simbolo dell’industrializzazione – solo la storia potrà giudicare nei secoli – tentata da Colombo: le due ciminiere che, assicura Enel, cadranno ad agosto 2026.

Quel sito, a dire il vero, di ciminiere ne vantava tre: le due ancora oggi esistenti alte 200 metri e le quattro in una dei turbogas realizzati negli anni ’90 alte 120 metri.

«La prima dei quattro recuperatori di calore dei turbogas in metallo – spigano da Enel – e alta circa 120 metri, è stata demolita tra il 2023 e il 2024. I lavori sono stati effettuati avvalendosi di una gru alta 130 metri che ha via via posato a terra porzioni di condotti che componevano la ciminiera. Le altre due, risalenti agli anni 70’ saranno demolite entro due anni», quindi entro il 2026.

«L’imponente altezza – specificano sempre da Enel – richiede tecniche e tecnologie particolari, per le quali è previsto l’utilizzo di una piattaforma esterna alle ciminiere che permetterà di demolire l’opera dall’alto verso il basso, depositando i pezzi di calcestruzzo direttamente all’interno della canna del camino e scendendo via via verso il basso. Enel ha già aperto questo nuovo cantiere che è in fase di predisposizione delle opere provvisionali e preparatorie. Il montaggio della piattaforma esterna sulla prima delle due ciminiere avverrà entro agosto 2024».

Nel progetto definito da Enel si «prevede, ove possibile, il riutilizzo in sito del calcestruzzo di risulta, mentre il materiale ferroso sarà recuperato nella filiera dell’acciaio; entrambe queste azioni previste danno sostanza alla strategia Enel volta alla sostenibilità ambientale in un’ottica di economia circolare. Per queste attività, come già fatto in precedenza, si prevede di avvalersi delle competenze via via maturate dalle maestranze del territorio, anche attraverso specifiche attività formative organizzate da Enel. Per la demolizione delle ciminiere, insomma, si stima un ricorso a manodopera locale, da affiancare alle altre risorse del territorio coinvolte nelle attività di decommissioning tuttora in corso e previste nel prossimo futuro».

Il piano di demolizione

Dopo alcuni mesi di inattività, Enel ha iniziato la dismissione della centrale, concretamente, nel 2015. Sul sito che complessivamente occupa circa 50 ettari sono rimasti in esercizio, disponibili per avviamento a chiamata del Gestore della Rete Nazionale, due dei quattro gruppi turbogas a ciclo aperto da 115 MW ciascuno, «in funzione delle necessità di bilanciamento e sicurezza della rete di trasmissione elettrica nazionale».

Le quattro unità alimentate ad olio combustibile da 330MW ciascuna, in esercizio dal 1977, sono invece già state dismesse.

Enel specifica ancora che «è in corso di svolgimento la demolizione dell’impianto per le parti non funzionali all’esercizio delle unità turbogas, che ha già visto completare la demolizione delle quattro caldaie dei gruppi, incluse le relative retrocaldaie e linee fumi, e le scoibentazioni degli impianti di sala macchine. Sono conclusi le demolizioni del parco combustibili, costituito da 6 serbatoi da 50.000 metri cubi ciascuno, utilizzati in passato per la alimentazione dei gruppi termoelettrici oggi dismessi, oltre alle scoibentazioni e demolizioni di parte degli impianti turbogas non più attivi, tra cui la ciminiera “quadricanne” della altezza di circa 120 metri». 

Nella pianificazione relativa alla demolizione delle due ciminiere «è tenuta in massima considerazione, oltre alla sicurezza, la massimizzazione dell’impiego di maestranze locali. A tal fine, oltre a prevedere clausole “premianti” in ambito di gara di appalto per il coinvolgimento di personale locale – concludono da Enel – sono programmati ed in corso specifici corsi di formazione per la professionalizzazione delle maestranze locali rispetto alla tipologia di lavorazioni che via via si vanno a prevedere in ambito di demolizione».

Insomma, se il cronoprogramma sarà rispettato, entro l’estate 2026 le due ciminiere alte 200 metri cadranno, chiudendo per sempre un’era.