Il coordinamento "Salviamo il nostro porto" si è riunito per la prima volta per affrontare la grande questione che minaccia il futuro del porto di Corigliano. Il gruppo, nato spontaneamente, mira a coinvolgere l'intero comprensorio nella difesa dello scalo. La necessità di creare questo coordinamento è emersa in seguito a un acceso dibattito pubblico che si è svolto il 21 ottobre scorso presso il mercato ittico del porto. In quell'occasione i movimentisti hanno espresso chiaramente la propria contrarietà a scelte ritenute "scellerate" che sembrano ignorare il valore del paesaggio, dell'ambiente e della cultura locale.

I componenti del movimento si sentono offesi nella loro dignità e nelle loro radici, mentre il futuro di questo affascinante lembo di mare Ionio sembra essere messo in secondo piano rispetto a proposte commerciali. In particolare, si discute della proposta di trasformare il porto di Corigliano da un porto commerciale a un porto industriale in cambio di 200 posti di lavoro altamente specializzati. Tuttavia, questa proposta ha sollevato numerose perplessità tra i presenti, tra cui l'ex senatrice Silvana Abate, moderatrice e promotrice del convegno, e i sindaci Flavio Stasi di Corigliano Rossano e Gianni Papasso di Cassano allo Ionio. La preoccupazione è palpabile tra la popolazione locale, compresi i pescatori e le associazioni ambientaliste, che temono le possibili conseguenze di questa trasformazione. Le voci sul futuro del porto di Corigliano si sono confermate con l'annuncio che la società statunitense Baker Hughes ha presentato una richiesta all'autorità portuale di Gioia Tauro per ottenere la concessione delle banchine del porto di Corigliano per attività cantieristiche.

Baker Hughes ha dichiarato che, in caso di ottenimento della concessione, realizzerà a Corigliano alcune delle strutture dei propri moduli industriali, utilizzate per la compressione del gas, la generazione di energia elettrica e per supportare la transizione energetica. Questa iniziativa prevede la fabbricazione, la verniciatura e il montaggio delle strutture, nonché l'assemblaggio finale dei moduli. Le attività di Corigliano si affiancheranno a quelle svolte nel sito aziendale di Avenza, in Toscana.

Indignati e preoccupati per il futuro del loro porto e delle generazioni future, il coordinamento "Salviamo il nostro porto" chiede a tutta la cittadinanza, alle associazioni, ai pescatori, agli operatori turistici, agli agricoltori e alle scuole di unirsi a un incontro organizzato per lunedì 30 ottobre alle ore 19 presso l'oratorio di San Leonardo di Schiavonea. L'obiettivo è discutere delle possibili azioni da intraprendere per proteggere il porto di Corigliano e il suo prezioso ruolo nella vita di questa comunità.

Il coordinamento si impegna a fare tutto il possibile per preservare l'identità e la bellezza di questa città costiera, che è in pericolo a causa di decisioni che potrebbero trasformare il suo porto in una zona industriale. Il messaggio è chiaro: il lavoro è importante, ma non può essere uno strumento di scambio per il futuro delle nuove generazioni e della comunità locale. La lotta per la conservazione di Corigliano e del suo porto è appena iniziata, e il coordinamento invita tutti a unirsi a questa causa.