Via libera alla liquidazione, ma soltanto dopo aver messo in salvo lavoratori e patrimonio del Corap. È questo il senso di una proposta di legge regionale depositata dai consiglieri del Pd Carlo Guccione, Domenico Battaglia, Giuseppe Aieta, Giuseppe Giordano e Domenico Bevacqua: in pratica tutto il gruppo consiliare del partito tranne Michele Mirabello, che sul Corap ha già presentato una proposta di legge “sponsorizzata” dal presidente Mario Oliverio ma bloccata in commissione proprio a causa del fuoco amico democrat.
La nuova proposta cerca di prendere in contropiede proprio il governatore, che lunedì 7 ottobre incontrerà i dipendenti del consorzio (circa un centinaio) a rischio licenziamento, convocati alla Cittadella insieme al commissario straordinario Fernando Caldiero. Un incontro che probabilmente ha l’obiettivo di tranquillizzare i lavoratori, che negli ultimi giorni hanno visto concretizzarsi le prospettive di mobilità dopo l’avvio delle procedure per ridurre gli esuberi. Convitati di pietra saranno ora anche i promotori della nuova proposta di legge, con la quale si intende superare quella a firma Mirabello.

 

Il testo prevede la creazione di un nuovo organismo, l’Agenzia regionale sviluppo aree industriali, nella quale far transitare in blocco i lavoratori, il patrimonio (beni immobili, impianti e infrastrutture, per un valore complessivo che si aggira intorno al miliardo di euro) e le funzioni del Corap, a cominciare dalla gestione dei depuratori per il trattamento dei liquami fognari. Contestualmente, il “vecchio” consorzio, dopo appena tre anni di fallimentare attività, ormai immobilizzato da perdite e debiti per decine di milioni di euro, verrebbe messo in liquidazione coatta amministrativa.

 

Ovvio che a pagare lo scotto maggiore sarebbero i creditori del Corap, che con l’avvio delle procedure concorsuali si vedrebbero ridurre considerevolmente il valore dei propri crediti. Ma la mazzata arriverebbe anche per i 68 soci del consorzio guidati dalla Regione Calabria, che – insieme alla società in house Fincalabra – detiene complessivamente il 54% cento delle quote. Saranno i consorziati, infatti, a dover assorbire l’impatto maggiore della messa in liquidazione, anche se in misura enormemente minore rispetto a una improbabile ricapitalizzazione da attuare ora, senza dichiarare fallimento.
«Il Commissario liquidatore – si legge al comma 4 dell’articolo 10 della nuova proposta di legge - si sostituisce agli organi disciolti e provvede alla liquidazione del Consorzio, all'estinzione dei debiti esclusivamente nei limiti delle risorse disponibili alla data della liquidazione ovvero di quelle che si ricavano dalla liquidazione del patrimonio disponibile del Consorzio medesimo. Il Commissario liquidatore nell'esecuzione delle funzioni attribuite è autorizzato a porre in essere ogni atto funzionale alla liquidazione, alla gestione e alla salvaguardia del patrimonio indisponibile, connesso e necessario all’esercizio delle funzioni amministrative e normative del Consorzio conferite dalle norme nazionali in materia, dalla L.R. n. 38/2001 e dalla L.R. n. 24/2013».
In soldoni, significa che per soddisfare i creditori bisognerà mettere nel calderone i 9 milioni di euro già iscritti in bilancio dalla Regione a favore del Corap fino al 2021 e chiedere ai 68 soci – in maggioranza Province, Camere di Commercio, sezioni locali di Confindustria e Comuni – di fare la loro parte in proporzione alle quote possedute. Subito dopo la Regione, dunque, l’onere maggiore spetterebbe all’Assindustria di Crotone, che dopo la Cittadella possiede il pacchetto di quote più consistente (5,2 %), alla Provincia di Catanzaro (3,9 %), alla Provincia di Crotone (3,4%), al Comune di Lamezia (3,3%) e alla Provincia di Reggio Calabria (2,7 %).
D’altronde, immaginare che chiudere con il Corap sia indolore è impossibile. Troppi i debiti e le perdite accumulate, a causa soprattutto del governo regionale che ha ignorato il problema sino a quando la vicenda non è deflagrata in tutta la sua drammaticità.


degirolamo@lactv.it

 

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