Una spesa pubblica stimabile intorno ai 20 milioni di euro annui. Degrado ed elevati rischi di natura igienico-sanitaria. Incidenti stradali, anche mortali. Danni al turismo causati dalla pessima immagine offerta della nostra Regione. Una scarsissima attenzione alla tutela degli animali di affezione.

A causare tutto ciò una delle piaghe più annose e trascurate, ancora oggi scioccamente chiamata “il problema dei cani” e che invece è diventato un serio problema sociale, sanitario ed economico. Il randagismo, fenomeno regolamentato da ormai quasi 30 anni da una legge nazionale, alla quale sono seguite normative regionali, circolari del Ministero della Salute, decreti commissariali, ancora oggi resta irrisolto, contrastato in modo errato, troppo spesso ignorato, nonostante le indecorose condizioni del nostro territorio, nonostante i casi di maltrattamento e uccisione di animali che hanno fatto rabbrividire l'Italia intera. È l’analisi offerta dai volontari di Onda calabra animalista, comitato spontaneo costituito da associazioni, volontari non associati. Il prossimo 12 giugno organizzano un sit in di protesta davanti la Cittadella regionale in località Germaneto. Si chiederà al commissario alla sanità Cotticelli un incontro per discutere della necessità di maggiori controlli in ordine all'identificazione in anagrafe canina dei cani padronali; una semplificazione delle procedure di sterilizzazione e reimmissione di cani e gatti vaganti, l'istituzione di un piano straordinario di sterilizzazione di cani e gatti padronali, primaria fonte di cucciolate indesiderate, sull'esempio della Regione Basilicata e della Regione Sardegna.

«Siamo consapevoli - afferma Viviana Tarsitano, promotrice del movimento Onda Calabra Animalista - che i problemi legati al fenomeno del randagismo siano molteplici, atavici, difficili da sradicare da un territorio che considera "normale" la numerosa presenza di cani e gatti sulla strada, denutriti, infestati dai parassiti, malati, vittime delle peggiori sevizie. Animali che nella maggior parte dei casi non sono assolutamente “randagi”, ma padronali non custoditi o abbandonati. Ma siamo certi che con l'impegno delle istituzioni e una maggiore informazione ed educazione dei calabresi, il randagismo possa essere contrastato in maniera risolutiva». Il primo passo da attuare è certamente la prevenzione «con la sterilizzazione si impedisce la nascita di nuovi randagi; con maggiori controlli sull'obbligo del microchip si responsabilizzano i detentori di cani ad una corretta custodia, scongiurando il pericolo di abbandono». «Confidiamo – conclude - che questo, nel giro di pochi anni, apporterà grandissimo giovamento alla nostra Regione».