Il presidente della Regione Mario Oliverio ha partecipato stamane a Cosenza all’Assemblea 2019 di Confindustria Cosenza che ha scelto quale tema “Voglia di futuro. Legalità, occupazione, sviluppo” conclusa dal presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, e con interventi, coordinati dal direttore di Confindustria Cosenza Rosario Branda, del presidente di Unindustria Calabria Natale Mazzuca e di Fortunato Amarelli, nell’occasione eletto presidente Confindustria Cosenza. «Oggi è una giornata particolarmente importante per Confindustria. Nel corso di questi anni in cui ho avuto la responsabilità di guidare la Regione ho potuto constatare come la funzione di questa organizzazione abbia avuto un ruolo importante nella definizione dei programmi e anche degli strumenti che ci hanno consentito di utilizzare le risorse comunitarie facendo un grande passo in avanti su questo terreno» ha detto nel corso del suo intervento Oliverio che ha tenuto a ringraziare il presidente Boccia grazie al cui apporto «si è contrastata una deriva ancora, non completamente messa fuori campo, che ha teso a riproporre una marginalità del sud»,  così come il presidente Mazzuca per «il ruolo propositivo e di  grande equilibrio nelle relazioni sociali ed istituzionali».

Sul neo presidente di Confindustria Cosenza Oliverio afferma: «Amarelli,  un giovane imprenditore, rappresenta una eccellenza nel panorama imprenditoriale della Calabria, a testimonianza che una lettura tutta negativa anche nel sud e del sud è sbagliata. A testimonianza del fatto che bisogna cogliere quelli che sono i fermenti che anche nel Mezzogiorno e in Calabria sono in atto».

Sul tema dell’evento

«Voglia di futuro - ha indicato Oliverio riferendosi al tema che ha guidato i lavori  dell’assemblea -, è lo slogan che sintetizza un grande e profondo sentimento che non è solo quello degli imprenditori, ma che pervade in modo trasversale e diffuso la società meridionale, anche quella  italiana. Per declinare questo slogan però bisogna affrontare nodi che sono stati di ostacolo. Uno - ha segnalato -, storico, è il dualismo, il gap tra una parte del paese e l’altra, tra nord e sud. Per scioglierlo si ha bisogno di un salto culturale, di un’operazione che non è mai stata fatta in questi 150 anni: il nostro paese ha bisogno di scrollarsi la tara degli egoismi che fanno perdere di vista gli interessi generali».

Oliverio parla di autonomia

«La discussione che è stata riaperta nel corso di questi anni, ma che non si è mai chiusa dall’inizio degli anni ‘90 in avanti, sul portare il potere più vicino ai cittadini, sull’autonomia territoriale, sull’efficienza della pubblica amministrazione è un dato che merita una riflessione attenta. Personalmente sono perché l’autonomia non si rimuova, che l’autonomia si affermi. Tuttavia - ha stimato -, l’autonomia per essere un fattore di crescita deve essere realizzata con pari condizioni e opportunità di partenza, mentre abbiamo un paese che vede allargare il suo gap. In una Europa che invece ha affermato, sia pure con grandi limiti, difficoltà e distorsioni, una dimensione più larga dal punto di vista economico e del sistema della competitività, infrastrutturale e altro, paradossalmente abbiamo un intervento da parte della comunità europea per recuperare le aree a ritardato sviluppo e nel momento in cui questo intervento si realizza, e spesso è sostitutivo dell’intervento ordinario, si allarga il divario nell’utilizzo delle risorse interne, quelle ordinarie».

«E’ un nodo che va affrontato e mi auguro che il governo a cui si è data vita possa cimentarsi in primo luogo su questo terreno, considerando anche le risorse, del sud, come della Calabria, su queste investire, per accendere i motori non del Mezzogiorno soltanto, per accendere i motori del paese » si è soffermato Oliverio che ha citato, tra l’altro l’infrastruttura di Gioia Tauro, quella più proiettata nel Mediterraneo, in grado di intercettare i traffici che si allargano e si intensificano, in una prospettiva di crescita. 

Pubblica amministrazione: «Fattore di sostegn»

«Altro punto da affrontare - ha rimarcato inoltre -  è quello delle procedure, della lentezza della pubblica amministrazione. Uno Stato che ancora continua con una normativa farraginosa, con procedure che aggiungono passaggi a livello nelle procedure è un paese che ingessa la stessa volontà che esprime. La voglia di futuro deve rimuovere questi ostacoli e deve farlo in fretta, perché una riforma in tal senso è fondamentale».

«Abbiamo messo in campo risorse importanti, abbiamo recuperato un trend che era negativo storicamente nella spesa delle risorse stesse - ha poi sottolineato il presidente della Regione -. Questo però deve consentire a tutto il sistema,  alle imprese, agli enti locali, a tutti i soggetti che sono gli attuatori di questo percorso, di andare avanti, nel rispetto della legalità, celermente, perché anche i segni positivi che negli ultimi anni avevano iniziato ad affermarsi nel sud e che nell’ultimo anno hanno subito una compressione,  possono essere rimessi in campo se c’è un intervento forte e se c’è una pubblica amministrazione capace di essere un fattore di sostegno e non un ostacolo».

In Italia serve un piano Marshall

«Credo- ha partecipato ancora Oliverio-  che il sud, anzi il paese, abbia bisogno di un piano Marshall che ponga al centro il Mezzogiorno, attraverso un grande progetto per le infrastrutture, di sostegno all’occupazione e all’impresa con un sistema di automatismo che sia anche in grado di liberare la società meridionale dalle grinfie di un sistema che spesso spinge verso la distorsione nell’utilizzazione delle risorse».

Contrasto alla criminalità: «Sviluppare un’azione forte»

«Il contrasto alla criminalità deve essere il primo degli obiettivi - ha ripreso dunque Oliverio - , il primo terreno sul quale sviluppare un’azione forte. Il contrasto alla criminalità non può però significare criminalizzazione di un territorio. Un territorio che si criminalizza e che si proietta in modo criminalizzato, affastellando tutto e tutti, la mela marcia che c’è con la maggioranza delle mele pulite e sane, significa mortificare le eccellenze e le potenzialità di un territorio. Significa spingere tanti giovani ad andare via perché alimentati dal senso comune relativo al ‘non c’è nulla da fare’. Guai a far prevalere questa idea. In Calabria e nel Mezzogiorno c’è qualcosa di concreto che si sta muovendo» ha affermato infine il presidente della Regione che ha citato al proposito, tra i casi, quello delle start up che raccolgono premi nazionali: «su queste abbiamo investito. Ci sono talenti, ci sono energie, ci sono forze: su queste occorre puntare».