Oggi si è conclusa la procedura per la presentazione delle domande da parte delle micro imprese per accedere agli aiuti stanziati dalla Regione. Sono in molti a restare a bocca asciutta anche se sul piatto sono rimasti 5 milioni di euro dei 40 disponibili. E c’è già chi chiede la riapertura dei termini. Ecco perché
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Bene ma non benissimo. Non c’è da stappare lo champagne, ma il click day per accedere agli aiuti a fondo perduto stanziati dalla Regione per le micro imprese con un fatturato compreso tra i 5mila e i 150mila euro, si è chiuso senza grandi patemi. E il consuntivo sarebbe positivo se su tutto non risaltasse la gracilità dell’aiuto: appena 2mila euro per azienda.
Regolarmente inviate 16.980 domande
Dalle 10 di questa mattina, giovedì 4 giugno, fino alle 18, le imprese interessate hanno potuto inoltrare la domanda che gli consentirà di incassare l'aiutino, a valere sul decreto Riapri Calabria, che ha previsto un plafond complessivo di 40 milioni di euro per incentivi alla liquidità delle aziende provate dalla crisi economica connessa all’emergenza Covid-19. Alla fine si sono contate 16.980 istanze regolarmente inviate (su 17.520 che erano state precompilate alla data del 3 giugno), a fronte di 20mila beneficiari potenziali, cioè il risultato che si ottiene dividendo lo stanziamento complessivo di 40 milioni per 2mila euro.
Non c'è stato il caos della fase 1
Le premesse non erano state delle migliori, quando il 29 maggio scorso la piattaforma di Fincalabra, che gestisce l’adesione e l’erogazione, è andata in tilt per gran parte della giornata. In quell’occasione bisognava solo precompilare la domanda, da inviare poi materialmente oggi, nel click day vero e proprio. Eppure, nel primo giorno della fase 1 della procedura - quella durante la quale bisognava procedere alla registrazione della propria utenza sul portale e alla compilazione di tutte le informazioni richieste per la partecipazione al bando - il caos ha dominato le operazioni di iscrizione, con consulenti, commercialisti e imprenditori puntualmente rimbalzati dal sistema. Poi la situazione si è normalizzata nelle ore successive (c’era comunque tempo fino a ieri, mercoledì 3 giugno, per precompilare la domanda). Oggi, la prova del nove, con il clik fatidico e la presentazione vera e propria.
In tanti restano a bocca asciutta
Ma se la procedura si è chiusa senza grandi problemi, a parte le difficoltà iniziali, sono comunque molti quelli destinati a restare a bocca asciutta, a causa delle maglie molto strette a protezione del bando. Questo secondo i calcoli di Casartigiani Calabria, che ha stimato in circa 13mila le imprese tenute fuori dalla porta. Per tante piccole e piccolissime aziende il paletto insormontabile era l’autocertificazione con la quale bisognava attestare, sotto la propria responsabilità, la regolarità contributiva alla data della presentazione della domanda. Un parametro che in tempi difficili come quelli attuali non tutti possono ostentare in sicurezza.
«Come se avessero chiesto il Durc»
«Anche se formalmente non veniva richiesto, è stato come esigere di allegare il Durc – spiega il presidente regionale di Casartigiani, Giovanni Aricò -. Ovvio che in molti abbiano preferito non rischiare un’autocertificazione erronea, anche se magari in buonafede. Almeno il 30 per cento delle imprese complessivamente interessate hanno rinunciato a inoltrare la domanda».
A sfoltire ulteriormente la platea di beneficiari ci hanno pensato i codici Ateco ammessi agli aiuti.
«Sono rimaste tagliate fuori – spiega Aricò - attività che sulla carta avrebbe potuto continuare a lavorare durante il lockdown, come gommisti, fotografi e impiantisti, ma che di fatto hanno dovuto chiudere durante il blocco del Paese per mancanza di clientela».
Cinque milioni restano sul tavolo
In soldoni, sono avanzati circa 5 milioni di euro sui 40 disponibili. Alla luce di ciò Casartigiani ha già scritto al vicepresidente della giunta regionale e assessore alle Attività produttive, Nino Spirlì, affinché vengano riaperti i termini del bando e vengano comprese tra i beneficiari anche le imprese escluse.
«Siamo fiduciosi che la nostra richiesta possa essere accolta – conclude Aricò -, così come c’è stata capacità d’ascolto da parte della Regione nella fase di preparazione del bando, quando alcune nostre osservazioni sono state recepite in modo proficuo».
Le imprese attive in Calabria
Restano in pedi, comunque, tutte le possibili considerazioni sulla scarsità dell’aiuto concesso (come detto, appena 2mila euro una tantum) e sulla ristretta rosa di beneficiari, a fronte di circa 159mila imprese attive in Calabria. Computo complessivo nel quale rientrano però anche i professionisti con partita Iva, le imprese pubbliche, del settore sanitario e di quello agricolo. Al netto di questi comparti, il numero si riduce a circa 105mila aziende, tra piccole, medie e grandi.
degirolamo@lactv.it