Francesco Cavallaro, segretario nazionale della CISAL, procede spedito verso la riconferma a segretario generale della quarta sigla sindacale italiana. 51 anni, calabrese di Dinami, alla spalle una lunga militanza sindacale nella CISAL, organizzazione nella quale ha ricoperto vari ruoli di livello regionale e nazionale. Il IX congresso nazionale della CISAL  a Rimini, all'insegna del tema "Il lavoro che non c'è", un tema che sembra partire da una critica al Job Act appena approvato dal Governo Renzi. E proprio a Renzi, Cavallaro non le manda certo a dire, "Vanno fatte riforme vere e credibili" che "non devono essere realizzate da persone che non vivono la realtà senza sapere la ricaduta che tali riforme avranno", ha tuonato dal palco del palacongressi di Rimini, nel corso della sua relazione congressuale. Orgoglioso anche della sua organizzazione, non solo per il fatto che sia la quarta organizzazione sindacale del Paese, ma anche -ci ha tenuto a sottolineare- la prima confederazione degli autonomi in Italia". Dal palco del Palacongressi di Rimini, dove al termine della tre giorni sarà confermato per la terza volta alla guida della Confederazione italiana sindacati autonomi lavoratori, ha elencato a lungo i motivi che vedono la Cisal "insoddisfatta" dalle riforme "solo annunciate" e alla prova pratica "non concrete. Un congresso di livello, quello della CISAL targata Cavallaro, che ha posto al centro le tematiche più sentite del mondo del lavoro. 1000 i convenuti al palacongressi di Rimini, di fronte ai quali, Cavallaro ha declinato le linee future della Cisal, ponendo al centro del suo intervento il lavoro, le questioni della rappresentatività sindacale e la situazione economica del Paese, sottolineando il "deficit di democrazia economica" e di "democrazia sindale" che sarebbe presente in Italia, in contrasto con gli articoli 44 e 39 della Costituzione che sanciscono la "partecipazione" e la "libertà sindacale", ma che sono "da oltre sessant'anni in attesa di attuazione da parte del legislatore" che è "colpevolmente inadempiente". Fin qui i temi del congresso, ma alla Calabria non è affatto sfuggito che Francesco Cavallaro è un calabrese illustre e di successo di questa terra che ha scalato tutti i livelli di un'organizzazione sindacale distinguendosi per credibilità, radicamento, competenza fino a diventarne il leader nazionale. Un ruolo di prestigio che, potrebbe rivelarsi utile alla costruzione di una nuova Calabria. Una competenza e un prestigio quello di Francesco Cavallaro che, evidentemente, non sono sfuggiti affatto al Presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio, tanto da inviare al congresso di Rimini a rappresentarlo, il vice Presidente Vincenzo Ciconte. Un'attenzione quella di Oliverio che, molto probabilmente guarda al futuro della regione e alla costruzione di solide relazioni che potranno rivelarsi utilissime nei prossimi mesi quando sul tavolo si dovranno fare alcune scelte strategiche sull'asse Palazzo Alemanni-Palazzo Chigi, alcune fra tutte, il destino di Gioia Tauro e la destinazione dei fondi comunitari, temi strettamente connessi con il lavoro e lo sviluppo.


Pasquale Motta

 

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