I 250 lavoratori delle Terme Luigiane non si rassegnano e tornano a protestare per chiedere l'immediato riavvio delle attività. La manifestazione pacifica si è tenuta nel piazzale di ingresso del parco, che quest'anno non riaprirà a causa del mancato accordo tra la Sateca, la società che finora ha gestito le terme, e i comuni di Acquappesa e Guardia Piemontese, concessionari delle acque di proprietà della Regione Calabria. Oltre alla presenza degli esponenti delle sigle sindacali dei lavoratori, stamattina si sono registrati anche gli interventi di numerosi esponenti politici, da Carlo Tansi, intervenuto da remoto, al sindaco di San Lucido, Cosimo De Tommaso, dal consigliere regionale Luca Morrone, all'assessore di Cetraro Tommaso Cesareo, ma anche l'esponente di "Primavera della Calabria" Anna Falcone e il consigliere regionale Pietro Molinaro.

L'interrogazione di Molinaro

Il consigliere regionale della Lega, Pietro Molinaro, due giorni fa, ha presentato un'interrogazione all'indirizzo del presidente facente funzioni Nino Spirlì, per chiedere, tra le altre cose, «se, ed in che modo, la Regione Calabria ha preso atto che gli stabilimenti delle Terme Luigiane, ovvero sia il “vecchio” stabilimento di proprietà dei Comuni che il “nuovo” stabilimento di proprietà privata, sono attualmente chiusi, pertanto non erogano alcuna prestazione sanitaria; se, ed in che modo, la Regione Calabria si è adoperata ed intende adoperarsi affinché per le Terme Luigiane, bene pubblico di tipo patrimoniale indisponibile ed assoggettato al regime giuridico pubblicistico, sia garantita la continuità del servizio, attualmente interrotta».

Il mancato intervento di Spirlì

Il presidente Nino Spirlì aveva già incontrato i lavoratori alcune settimane fa e in quella occasione aveva promesso interventi tempestivi e risolutori, dal momento che la Regione Calabria è proprietaria delle acque. Ma alle parole non sono seguiti i fatti e il parco termale non è stato riaperto. Così le circa 250 persone che ogni anni vi lavorano per diversi mesi all'anno, stavolta non potranno essere riassunti e dovranno quindi rinunciare al proprio stipendio.