VIDEO | A Reggio l'incontro per fare un punto sulla grande opera e su tutte le questioni collaterali, dai rischi per il porto di Gioia Taura agli espropri. «Si stanno immobilizzando milioni e milioni che sarebbero serviti per altre infrastrutture necessarie alle due regioni»
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Un “attivo” tra le due sponde dello Stretto per ragionare non soltanto sul Ponte ma anche sulle infrastrutture che dovrebbero servire a Calabria e Sicilia per recuperare il gap nei confronti del Paese.
All’incontro hanno partecipato Gregorio Pititto segretario generale Cgil Area Metropolitana Reggio Calabria, Pietro Patti segretario generale Cgil Sicilia, Angelo Sposato segretario generale Cgil Calabria, Pino Gesmundo segretario nazionale Cgil, Alfio Mannino segretario Generale Cgil Sicilia e Sergio Genco del dipartimento Infrastrutture Cgil Nazionale.
A fare gli onori di casa è Angelo Sposato: «Oggi faremo il punto, insieme, per capire quali sono le iniziative da assumere anche nei confronti del governo rispetto a un piano di mobilizzazione, rispetto al piano di azione da fare con le amministrazioni locali e con la società civile, perché in questo momento la Calabria ha bisogno di infrastrutture ma anche di lavoro ed investimenti soprattutto per quanto riguarda lo sviluppo».
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Per Sposato quella del Ponte è una bandiera ideologica che questo governo ha inteso sua, così come l'autonomia differenziata e il premierato. «Noi abbiamo detto che ci sono criticità: non c'è il progetto definitivo e il progetto esecutivo, quindi non sappiamo di cosa parleremo; è alto il finanziamento ed alto è il costo; e poi da un punto di vista ambientale potrebbe avere un impatto molto molto oneroso sia per le popolazioni che sono già in una condizione di criticità e sono già in una fase di mobilitazione e di protesta, perché qua si rade al suolo mezza Villa San Giovanni e mezza Messina».
Quindi, da questo punto di vista, assume una importanza fondamentale anche il tema degli espropri che andrebbero anche in qualche modo «verificati, e migliorati, perché l’emergenza criminalità è alta e quindi dobbiamo capire anche come ci potrebbero essere, in un’opera come questa, infiltrazioni».
Poi c'è il tema che riguarda le conseguenze che potrebbe creare da un punto di vista economico, anche rispetto al porto di Gioia Tauro. «Perché se il progetto non esiste, e oggi parliamo del nulla – ancora Sposato - ci dicono molti esperti, e non noi, ma ingegneri che sono molto più competenti, che un’opera del genere potrebbe anche far subire conseguenze gravi al porto. Perché se le navi container non riescono a passare sotto il Ponte, ma anche quelle da crociera, noi potremmo avere un impatto economico devastante che potrebbe permettere al rischio migliaia di posti di lavoro e l’economia del Paese perché Gioia Tauro oggi produce l'1% del Pil nazionale».
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Alfio Mannino punta l’attenzione sulla infrastrutturazione necessaria all’area dello Stretto: «Noi siamo davvero preoccupati del fatto che si stanno immobilizzando milioni e milioni di euro per un'opera che difficilmente vedrà la sua realizzazione. Basta ricordare le osservazioni da parte del ministero dell'Ambiente, e basta ricordare che ci sono studi sulle difficoltà rispetto al trasporto portuale, basta ricordare il fatto che ci sono tutta una serie di problemi relativi agli espropri. Noi rischiamo di bloccare risorse importanti che invece servivano per infrastrutture l’area dello Stretto e da un punto di vista della rete ferroviaria sia la Sicilia che la Calabria».
A concludere il segretario nazionale Pino Gesmundo che punta l’indice contro il governo incapace di dire quanto davvero si vuole investire nel Mezzogiorno: «Oggi discutiamo di questa infrastruttura, discutiamo delle infrastrutture della Calabria e della Sicilia, ma vogliamo capire davvero quanta intenzione c'è di valorizzare questi territori, di valorizzare il Mezzogiorno, rimettere le potenzialità del Mezzogiorno a disposizione dell'economia del Paese per fare un'Italia più forte che possa determinare anche gli equilibri globali».
Per il segretario nazionale si ragiona per spot: «Stiamo parlando di un’opera che al momento ovviamente non è la priorità di questo Paese, e non può rappresentare la priorità di questo Paese, né quelle della Calabria e della Sicilia. C'è bisogno di mettere in piedi opere infrastrutturali che diano la possibilità non soltanto ai cittadini di questi territori di vivere una condizione dignitosa sul piano della mobilità, ma anche di far diventare questo territorio attrattivo sul piano degli investimenti, insieme alla possibilità di creare attività produttive e dare valore al lavoro anche su questi territori. Questo non succede e un ponte non ci risolve questi problemi».