Si chiama Gianluca De Masi ed è un giovane ricercatore del Consorzio Rfx, consorzio tra Università di Padova, Enea, Infn, Cnr e Acciaierie Venete, che si occupa dal 1992 di fusione nucleare. Dopo la laurea in fisica, conseguita all’Università della Calabria, vince una borsa di studio per frequentare un master in “Ingegneria e fisica dei plasmi” all’Università di Padova, dove vive da oltre dieci anni.  

 

Ha viaggiato molto in Europa e negli Stati Uniti per crescere professionalmente, ma nel cassetto ha sempre conservato il sogno di poter lavorare nella sua regione.

 

«Per un ricercatore – ha spiegato Gianluca – lo “spostarsi”, in Italia o all’estero, è un processo normale per questa professione perché è importante cogliere tutte le opportunità per crescere professionalmente. Non è normale, invece, quando bisogna scappare perché non ci sono opportunità».

Il progetto di ricerca

Il bando di ricerca “Brains to South”, promosso dalla “Fondazione con il Sud”, gli permette di trasformare il sogno in realtà: da circa 3 anni, attraverso una collaborazione tra il Consorzio Rfx di Padova ed il Dipartimento di Scienze mediche e chirurgiche dell’università Magna Graecia, è tornato nella sua città, Catanzaro, dove è responsabile di un progetto per lo sviluppo di un dispositivo biomedico che ha l’obiettivo di accelerare localmente la coagulazione sanguigna senza interferire con altre terapie farmacologiche. Tra le possibili applicazioni: la cura di ferite in pazienti con terapia anticoagulante, con ulcere croniche da diabete o con patologie dermatologiche come la psoriasi.

 

«Sono contento di essere tornato in Calabria – ha detto ancora De Masi – era un sogno che avevo da quando sono andato via e spero si possa considerare la Calabria come un’opportunità affinché altri ricercatori ritornino o che comunque vadano via con l’idea di crescere inseguendo le opportunità e tornare per far crescere la regione».

 

La base scientifica di tale dispositivo risiede nella cosiddetta “Medicina al plasma”, una disciplina scientifica che si è sviluppata recentemente come branca della fisica dei plasmi e che compendia al suo interno competenze che vanno dalla fisica all’ingegneria, dalla biologia alla medicina.

«Il prototipo sviluppato al Consorzio Rfx – ha spiegato De Masi - è stato testato con successo nell’Ateneo catanzarese, sia in vitro (su campioni di sangue prelevati da pazienti in terapia anti-coagulante), che in vivo su animali di piccola taglia (ratti) verificando una coagulazione completa delle ferite in meno di 2 minuti di trattamento. Per il dispositivo, chiamato Pcc (Plasma coagulation controller), è stata depositata nel luglio 2018 domanda di brevetto».

Il gruppo di lavoro

Clarice Gareri (biologa, Unicz), Emilio Martines (fisico, Consorzio Rfx), Alessandro Fassina (fisico, Consorzio Rfx), Luigi Cordaro (fisico, Consorzio Rfx). 

In laboratorio, insieme a Gianluca per mostrarci tutte le fasi del progetto, anche il tesista Giuseppe Marinaro, laureando in medicina.