«Possibile che dei dirigenti di settore non conoscano i propri collaboratori? E, ancor più grave, possibile che siano ciechi e sordi di fronte alle richieste di dipendenti fragili? Purtroppo, succede che due dirigenti di settore reggenti dei Centri per l’impiego (Cpi) ignorino le istanze, alcune addirittura inoltrate circa tre mesi fa, di quattro lavoratori, di cui tre facenti parte delle categorie protette». È quanto denuncia il sindacato CSA-Cisal.

Le richieste dei dipendenti fragili risalgono a mesi fa

«I dirigenti in questione - prosegue il sindacato - hanno ricevuto l’incarico di reggenza dei settori funzioni territoriali dei Cpi rispettivamente per l’area “Centro” e quella “Sud”. Fra i loro compiti, per come risulta dal più recente atto di micro-organizzazione c’è specificatamente “l’assegnazione delle Risorse Umane”. Nonostante questo, alcuni lavoratori fragili, con mansione di centralinista, si sono trovati ad avere a che fare con un muro di gomma. Hanno chiesto semplicemente l’attivazione dello smart working, considerate le loro condizioni di salute».

«Una dipendente (area Sud) cieca assoluta - continua la nota - ha inviato la una prima richiesta lo scorso 25 luglio e non ricevendo alcun riscontro dalla dirigente di settore invia un’ulteriore istanza in data 20 agosto; poi è stata la volta di un altro dipendente cieco assoluto (area Sud) che ha inviato l’istanza lo scorso 26 luglio, mentre il terzo lavoratore (sempre Area Sud) è cieco parziale ventesimista dall’occhio destro mentre da quello sinistro è anolftalmo (e quindi ha una protesi oculare) l’aveva inviata lo scorso 25 luglio. E ancora un’altra dipendente (area Centro), seppure non categoria protetta e non centralinista, invia a sua volta l’istanza lo scorso 25 agosto evidenziando problemi agli arti inferiori che le impediscono di svolgere appieno le proprie funzioni».

«È veramente amareggiante vedere come queste plurime istanze provenienti da persone con gravi disabilità non abbiano avuto alcuna attenzione dai propri dirigenti di settore. Anzi, è stata riservata loro - incalza il sindacato CSA-Cisal - la più totale indifferenza. La recentissima attualità dovrebbe far capire agli interessati la gravità della loro mancanza. Infatti, mentre ai “propri” collaboratori non è stato dato alcun riscontro, a livello nazionale è arrivata una norma all’interno del decreto Aiuti-bis (in via di conversione definitiva alla Camera) che prorogherà fino a dicembre lo smart working proprio per le categorie fragili. Praticamente si è dovuto aspettare l’intervento di Roma, quando “in casa” i dirigenti di settore conoscevano il problema da mesi e potevano porvi eventuale rimedio. Purtroppo, resteranno in attesa di una risposta che probabilmente non arriverà mai. I collaboratori, dai propri dirigenti, di certo non si aspettano cene o banchetti ma almeno la prova che conoscano la loro esistenza. Assicuriamo che non è affatto una bella sensazione sentirsi ignorati. Queste non risposte, soprattutto perché riservate a soggetti fragili, hanno creato negli stessi insicurezza e frustrazione».

Pessime condizioni dell'ambiente lavorativo per i centralinisti non vedenti

«Non c’è solo la questione dello smart working, ma anche di condizioni di lavoro. Uno dei tre centralinisti, dipendente fragile (area Sud), oggettivamente, convive in un ambiente che per nulla tutela la sua fragilità. Anzitutto, lo stesso centralino in servizio può essere usato da vedenti o al massimo da ipovedenti ma non certo da chi ha problemi di vista più severi o è cieco assoluto. Il suo computer (che ha la veneranda età di 23 anni) e su cui il lavoratore ci ha anche effettuato spese personali non ha una funzionalità idonea per i non vedenti». (foto a lato)

«Inoltre - si legge ancora nelle nota diffusa dal sindacato -, nella sua stanza non esiste una finestra vera e propria ma una sorta di saracinesca, che per giunta non funziona da anni, arrivando al paradosso di togliere a un non vedente persino l’aria. Per non parlare delle “peripezie” che il povero dipendente deve affrontare per fruire dei servizi igienici. All’interno di questi persino una scrivania consunta con tanto di sedia».

«E potremmo continuare - avverte il sindacato - ma a quel punto diventa più un problema da ispettorato del lavoro che sindacale sullo stato di alcune postazioni lavorative dei centralinisti nei Cpi (come dimostrano le immagini). Su quanto appena segnalato è il caso che intervenga il dirigente del settore “Datore di Lavoro” per verificare se i luoghi (comprese le strumentazioni informatiche e di telefonia) siano effettivamente idonei. Estendiamo l’invito al dirigente generale del dipartimento competente “Lavoro e Welfare”, che oltre all’idoneità dei luoghi di lavoro dovrebbe verificare le motivazioni della non risposta alle istanze dei soggetti fragili».

«Adeguare l'attrezzatura informatica»

«Proprio alla luce di queste segnalazioni, appare doveroso che tutti i centralini siano dotati di opportuni segnalatori tattili, acustici o luminosi. Aggiornando le caratteristiche tecniche di questi strumenti di lavoro si potrà garantire ai non vedenti di gestire in modo più efficace le chiamate. Adeguamenti ormai adottati in molte postazioni di Pubbliche Amministrazione ma evidentemente non nel contesto dei Cpi calabresi. Inoltre, il sindacato CSA-Cisal chiede l’attivazione di corsi di formazione dei centralinisti non vedenti affinché possano essere dotati di una preparazione sempre più specifica per restare al passo con i tempi e con i nuovi strumenti lavorativi. È veramente svilente dover richiedere l’attuazione di diritti che sarebbero dovuti. E lo è ancora di più quando questi diritti vengono meno a dipendenti svantaggiati perché fragili. Il sindacato CSA-Cisal - si legge in conclusione - si batterà finché non saranno garantiti diritti e rispetto per tutti i lavoratori, in particolare per coloro che appartengono alle categorie protette».