VIDEO | Proposto un incentivo all'esodo per tutelare parte dei livelli occupazionali in vista di una possibile cessione. Ma i dipendenti non ci stanno
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Dopo 7 anni di tira e molla, l’Abramo Printing e logistic, dichiara lo stato di crisi aziendale.
L’emergenza Covid ha aggravato le difficoltà della società che ora intende cedere alcuni rami d’azienda per tentare di mantenere parte dei livelli occupazionali ed evitare la chiusura. In attesa di individuare i possibili acquirenti, ha avviato un piano di incentivazione all’esodo nei confronti dei lavoratori in esubero, 53 su 116 dipendenti.
Una proposta che delude e preoccupa i lavoratori sia perché considerata inadeguata sia perché l’effettiva erogazione degli incentivi è vincolata all’esito favorevole della trattativa per la cessione. L’incontro tra i vertici dell’Azienda e le sigle sindacali Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil è avvenuto nei giorni scorsi, nella sede di Confindustra a Catanzaro.
«È soltanto l’ultimo atto di un’agonia che è iniziata sette anni fa – ha spiegato Saverio Ranieri, segretario regionale Slc Cgil - e a nulla sono servirti, dal 2013 ad oggi, i contratti di solidarietà, la cassa integrazione, gli incentivi all’esodo e i licenziamenti. I dipendenti sono passati da 250 a poco meno della metà. La cosa più grave e che ci preoccupa maggiormente rispetto al recente passato è che mentre prima si parlava della necessità di “dimagrimento” dell’azienda, ma sempre nell’ottica di continuare l’attività, questa volta al tavolo sindacale ci è stato detto, senza mezzi termini, che l’imprenditore non ha più intenzione di investire in questo settore. L’unica soluzione prospettata è che o si cercherà di agevolare la cessione dei rami d’azienda o l’alternativa sarà la chiusura».
«Questo è un settore – ha concluso Ranieri - in cui non abbiamo clausole sociali, l’età media è di oltre 50 anni e quindi si tratta di lavoratori che sono difficilmente ricollocabili».