Bollette sempre più salate stanno mettendo a dura prova famiglie e imprese. Aziende sane che rischiano il tracollo a causa di costi divenuti insostenibili. Oggi la vera sfida degli imprenditori non è incrementare il fatturato, ma resistere. Lo sa bene Giampiero Latassa, amministratore della Fabriella Group, azienda con lo stabilimento nel cuore delle Serre vibonesi, leader nel confezionamento e nella distribuzione di acqua minerale. Dal 2011 il giovane imprenditore guida l’impresa di famiglia. Ma oggi le difficoltà sembrano insormontabili. Dopo l’aumento esponenziale dei costi delle materie prime, bisogna fare i conti con il caro energia. A luglio la prima batosta da 180mila euro. Ad agosto la cifra ha sfiorato i 200mila euro (199.253,15 euro) da pagare entro il 29 settembre. Lo scorso anno l’importo era di 41mila euro, quindi cinque volte di meno.

«Quasi non ha retto il cuore quando ho visto la cifra», dice sorridendo per celare tutta l’amarezza. È preoccupato, ma non scoraggiato. Pensa ai suoi dipendenti: «Qui lavorano 35 persone, oltre ai collaboratori esterni, ai fornitori, ai trasportatori. Non possiamo tirarci indietro». Ci mostra le fatture: «Pensi che le addizionali sono state eliminate. Questo è il puro costo dell’energia». E di kilowatt la sua azienda ne consuma tanti.

Ci fa strada nel suo stabilimento. Il rumore delle apparecchiature sovrasta l’ambiente. «Solo queste due macchine consumano 550 KW». E poi c’è il forno per il confezionamento delle bottiglie per un totale di 650 kW all’ora, sei giorni su sette». In questo momento il fatturato è inferiore alle uscite, si guadagna meno di quanto si spende. «Di questo passo entro fine anno arriveremo a sborsare 2 milioni e 400mila euro all’anno solo per l’energia. È una cifra esagerata. Possiamo resistere fino a gennaio, poi non so se riusciremo ad andare avanti».

L’aumento dei costi di produzione si ripercuote inevitabilmente anche sul consumatore finale: «Ad ottobre ci saranno nuovi rincari – ammette – anche se saranno limitati. Non possiamo fare pagare una bottiglia d’acqua a peso d’oro». Di ammortizzatori sociali non se ne parla. Non per il momento. L’unica certezza dell’imprenditore è che il suo destino è strettamente legato ai collaboratori. A quei 35 padri e madri di famiglia che lavorano nell’azienda. Un attaccamento che dimostra con i fatti. «A giugno abbiamo deciso di aumentare gli stipendi dei dipendenti. Come sono aumentate le spese per noi, sono aumentate pure per loro». Un appello lo rivolge infine al nuovo Governo che nascerà dopo le elezioni: «Abbiamo bisogno di interventi urgenti prima che sia troppo tardi. Io in questo lavoro ci credo. Questa è l’azienda di famiglia che fondò mio nonno. Andremo avanti fino all’ultima goccia. Lo Stato ci deve aiutare».