Si nasce incendiari e si muore pompieri. E adesso che il fuoco è proprio dietro la porta di casa bisogna agire in fretta per domarlo ed evitare di bruciarsi. Il caro carburanti è la spina nel fianco di questo primo scorcio di 2023, una vecchia grana per gli automobilisti che dopo aver sbarrato gli occhi davanti ai prezzi schizzati alle stelle a marzo 2022 avevano finalmente tirato un po’ il fiato. Un “dramma” annunciato e atteso, dopo la decisione del Governo di non inserire lo sconto sulle accise in manovra. Nessun effetto sorpresa, dunque, ma questo non basta a rendere meno desolante l’impatto con il distributore. Si sollevano proteste e denunce e per l’esecutivo, che sul taglio delle tasse si è giocato tutto, il grattacapo non è da poco.  

Perché la gente, a volte, dimentica, ma il web no. E facilmente rinfaccia. E proprio in queste ore ha estratto dal cilindro un video datato 2019 in cui Giorgia Meloni – impegnata in un simpatico sketch col benzinaio – evoca con tono roboante «le famose accise sulla benzina» definendole «una vergogna». E poi attacca: «Noi pretendiamo che le accise vengano progressivamente abolite, perché è uno scandalo che le tasse dello Stato italiano compromettano così la nostra economia. Quando io faccio 50 euro di benzina, il grosso deve finire nella mia macchina, non in quella dello Stato». 

Fatto il Governo, trovato l’inganno, verrebbe da dire. O anche: chi di accisa ferisce di accisa perisce. E cerca di correre ai ripari. Così, proprio in queste ore, il presidente del Consiglio, assieme al ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, ha incontrato a Palazzo Chigi il comandante generale della Guardia di finanza Giuseppe Zafarana. Nel mirino ci sono le sospette speculazioni in atto sui prezzi dei carburanti. Perché vanno bene i rincari dovuti alle accise, ma qualcuno forse ne approfitta pure. Da marzo 2022 la Gdf ha accertato in tutta Italia 2.809 violazioni e adesso annuncia un nuovo giro di vite.

«Credo che gli operatori del settore siano già abbastanza controllati», afferma in proposito Mario Metallo, coordinatore regionale di Assopetroli. «Ma è giusto – aggiunge – che i controlli vengano fatti in modo mirato su chi gestisce l’approvvigionamento a livello nazionale: parlo delle compagnie petrolifere che hanno in mano in regime di oligopolio il mercato. Molto spesso l’aumento dei costi è proprio frutto di manovre da parte loro».

Le speculazioni, sottolinea Metallo, ci sono. Solo che il dito non va puntato sui distributori, ma più in alto. «Noi operatori subiamo i rincari e siamo costretti a ribaltare questi costi sull’utenza finale – dichiara –. Noi non abbiamo alcun interesse ad aumentare il nostro margine perché vediamo una diminuzione continua dei consumi proprio dovuta all’aumento dei prezzi».

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Prezzi che sono lievitati di oltre 20 centesimi al litro. E il Codacons denuncia: al di là dei rialzi dovuti alle accise, c’è una componente di costo che non risente della tassazione e sarebbe dovuta scendere per via del calo delle quotazioni del petrolio. «Le quotazioni internazionali si sono in parte abbassate – ribatte Metallo – perché le stime di vendita su scala globale sono date in netta diminuzione in quanto in Cina, che è uno dei maggiori importatori di petrolio, è ripresa l’epidemia da Covid e quindi le stime dei consumi per il 2023 vengono viste al ribasso. Il problema, nel caso specifico dell’Italia, è che con un aumento tra i 10 centesimi più iva di novembre e i 15 di dicembre era impensabile che questo costo complessivo venisse annullato dalla diminuzione del petrolio: avremmo dovuto avere un petrolio a 35-40 dollari al barile e non è così».

Ma il Codacons punta l’indice pure contro un altro aspetto della vicenda: la discrepanza di prezzi anche tra distributori dello stesso marchio nella stessa città. Un “sospetto” che Metallo spiega così: «Alcuni distributori hanno deciso di aumentare i prezzi alla colonnina non tenendo conto delle giacenze che avevano all’interno dei serbatoi, quindi è probabile che qualcuno non si sia comportato in maniera corretta e come prescrive la normativa. In questo senso ben vengano i controlli».

Prospettive future? «Il Governo – afferma il coordinatore regionale di Assopetroli – ha deciso di puntare maggiormente su infrastrutture e grandi opere e di non prorogare i tagli alle accise dei carburanti. Da quelle che sappiamo si stanno studiando provvedimenti appositi, ma la coperta è molto corta. Si attendono i fondi del Pnrr per gli interventi già previsti in manovra e poi bisognerà capire quanto rimane a disposizione per procedere eventualmente a un taglio questa volta definitivo delle accise sui carburanti». Ma il problema è più vasto e i costi delle materie prime hanno una parte importante. Più in generale, conclude Metallo, «occorre da parte del Governo una strategia nazionale energetica basata sui consumi reali».

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