Da due giorni i pescherecci sono fermi alle banchine del porto di Catanzaro. L'aumento esponenziale del costo del carburante si è abbattuta anche sul settore, da anni in crisi. «Sta incidendo talmente tanto che tutte le barche sono ferme nel porto e non possiamo uscire a pesca» spiega Rocco Demarco, pescatore.

I costi si sono triplicati rendendo l'attività poco remunerativa, se non del tutto antieconomica: «Ci ritroviamo, soltanto ad accendere il motore e ad uscire, a spendere dai trecento, per la barca più piccola, ad arrivare anche a mille euro di spesa al giorno per i motori» aggiunge Vincenzo Pennisi, pescatore da quattro generazioni.

Lo sciopero

A Catanzaro sono venti le imbarcazioni, ogni peschereccio rappresenta il sostentamento per tre o quattro famiglie: «Conviene non uscire a mare - aggiunge ancora - e stare fermi o in disoccupazione. Ci stanno costringendo a non lavorare». Per ora è tutto fermo e almeno per questa settimana i pescherecci resteranno ormeggiati nel porto: «Ci hanno condotto con le condizioni meteo favorevoli da due giorni a non uscire e a restare fermi nel porto di Catanzaro» spiega Rocco Demarco.

«Abbiamo deciso di fare questo sciopero e non si sa quando finirà. Non si sa quando potremmo tornare a mare. Siamo senza reddito perché se non usciamo a mare non guadagniamo niente» precisa Vincenzo Pennisi. Difficile capire come si possa uscire da questa crisi nera senza un intervento diretto da parte delle istituzioni: «Aumenta il gasolio, aumenta la farina, aumenta il grano mentre il pesce non aumenta mai. Siamo praticamente in ginocchio».