I dubbi del presidente di Unindustria Aldo Ferrara sulla visione strategica del progetto. Irto (Pd) rincara la dose: «Situazione da Inferno dantesco. Il governo non ha un piano per lo sviluppo del Sud»
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Agli industriali calabrese già non piaceva il progetto della Zes unica in quanto ritenevano che la Zes calabrese avesse una sua specificità nel porto di Gioia Tauro come grande attrattore di investimenti. Figuriamoci adesso che la Zes unica conosce lo stop di tutte le attività per un mese, in attesa che la struttura di missione di Palazzo Chigi prenda contezza del lavoro da svolgere. Il presidente di Unindustria Calabria, Aldo Ferrara, però dice che lo stop tecnico di un mese è solo l’ultimo dei problemi. «Certamente questo stop - ci dice - avrà un effetto sulla domanda di investimenti e c’è il rischio che si crei un imbuto fra le vecchie domande che devono essere lavorate e tutte quelle che arriveranno a partire dal primo aprile. Ma sono altre le cose che ci preoccupano e in particolare ci chiediamo quale sia la visione della Zes unica».
Il Piano strategico
Ferrara fa riferimento al piano strategico che dovrebbe sottendere alle scelte della struttura di missione ovvero il piano in cui si decide quali interventi realizzare e quali escludere, dove allocare i vari interventi a seconda della vocazione dei territori. «Questo ci sembra un vulnus abbastanza grave perchè non si comprendono le direttrici che seguirà la Zes unica - spiega il presidente Ferrara -. Nel vecchio modello di Zes l’allora ministro per il Sud, Mara Carfagna, aveva istituito una cabina di regia con gli otto presidenti regionali di Confindustria, gli otto commissari e le parti sociali. Oggi nella struttura di missione non fanno parte, almeno al momento, né Confindustria né le parti sociali quindi non sappiamo come verrà disegnato il piano strategico. Dico questo per sottolineare anche un altro aspetto: la distanza fra l’investimento e il centro decisionale. Col vecchio modello c’era una sorta di accompagnamento all’investimento, fatto da noi ma anche con l’ausilio della struttura commissariale. Adesso gli imprenditori non sapranno con chi interloquire prima della presentazione della domanda».
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I bandi della Regione
Se uno dei pilastri della Zes era la rapidità delle procedure autorizzative, l’altro pilastro era il credito d’imposta. Anche qui ad oggi si brancola nel buio perché non è stato ancora licenziato il decreto attuativo riguardante il credito d’imposta. «Noi non abbiamo apprezzato il limite minimo degli investimenti a 200mila euro che di fatto taglia fuori dagli incentivi le micro e piccole imprese - continua Ferrara - ma il fatto che non si sappia l’ammontare del credito d’imposta è un problema. Bisogna anche considerare che il credito previsto dalla Zes non è cumulabile, ad esempio, con quelli previsti da Industria 5.0. Viene quindi meno una spinta importante agli investimenti. La Regione sta licenziando a breve una serie di bandi molto utili come quello Impianti e macchinari, o quello della ricerca e sviluppo. Queste risorse però dovevano essere aggiuntive a quelle statali, non sostitutive».
Ferrara però si dice fiducioso per il futuro e in particolare per la nascita dell’Agenzia regionale che sostituirà il Corap. Grazie ai soldi del Fondo Coesione si arriverà, si spera presto, alla riqualificazione delle aree industriali calabresi. Un primo step per mettere a terra gli investimenti.
I ritardi
Ma non sono solo gli industriali a essere preoccupati per la piega che sta prendendo la vicenda Zes. «Imposta alla cieca dal governo Meloni, la Zes centralizzata sta producendo un caos da Inferno dantesco e gravi ritardi, come conferma la sospensione sino al prossimo marzo dei termini di chiusura dei procedimenti di autorizzazione unica non ancora conclusi». Lo denuncia, in una nota, il senatore Nicola Irto, segretario del Pd della Calabria, che anticipa: «a stretto giro, presenterò una specifica interrogazione parlamentare per conoscere l'esatta portata dei disagi e le iniziative, se esistono, per ridurli».
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«Ancora una volta - prosegue - il governo ha agito senza programmazione e organizzazione, cancellando di colpo le Zes esistenti e sottovalutandone le conseguenze per le imprese: dalle lungaggini alle complicazioni burocratiche, dalle perdite di tempo ai possibili ripensamenti. Peraltro, ad oggi non vi è certezza sul credito d'imposta».
«Questo - conclude Irto - succede quando nelle decisioni pubbliche prevalgono la bulimia del potere e le logiche della propaganda; quando si opera con prepotenza politica e senza confronto parlamentare; quando per il Mezzogiorno si ignorano, come nel caso dell'ex Zes della Calabria, le esperienze e le esigenze dei territori e, soprattutto, quando manca la pianificazione dello sviluppo del Sud, che il centrodestra continua a colpire e a penalizzare».