Si prospetta un Natale amaro per i lavoratori dell’Abramo Customer Care. L’azienda poche settimane fa ha presentato richiesta di concordato preventivo al Tribunale di Roma: una doccia fredda per i circa 3.000 dipendenti calabresi, gran parte dei quali impiegati nella sede di Crotone. Alcune spettanze congelate e incertezza sui pagamenti mettono in apprensione i lavoratori, preoccupati soprattutto per il loro futuro lavorativo.

Dubbi sul futuro

«I lavoratori si trovano pieni di dubbi. Quello che serve ora è chiarezza e trasparenza» ci spiega Fabio Tomaino, segretario generale della Uil di Crotone.
I sindacati sono molto preoccupati sul destino dell’azienda e dei dipendenti e sono convinti che bisogna agire a Roma, per «ottenere un intervento incisivo del governo su questa questione».
Tomaino ricorda che le organizzazioni sindacali stanno lavorando «sul fronte dei ministeri del Lavoro e dello Sviluppo Economico perché è lì che si può trovare la vera soluzione. Ci sono grandi committenti, anche con partecipazioni statali, e ci sono interessi da parte di potenziali acquirenti che però non devono essere sciupati da un atteggiamento per nulla lucido e responsabile dell’imprenditore».

Si rischia di perdere tutto

Venerdì pomeriggio a Crotone si è svolto in videoconferenza un consiglio comunale aperto, nel corso del quale si è deciso di istituire un tavolo di garanzia permanente per vigilare sull’evoluzione della vicenda. Un primo passo importante, sostiene Tomaino che vi ha partecipato, ma bisogna mantenere alta l’attenzione.
«A questo punto, se a Roma non riusciamo a venirne fuori, potrebbe intervenire anche la Regione Calabria visto che ci sono in ballo 3.000 posti di lavoro calabresi».
L’obiettivo è scongiurare un’emorragia occupazionale, che Crotone e la Calabria non possono permettersi: «Se il governo non va oltre la presa d’atto della questione e non interviene in maniera incisiva, invece di costruire altri 30 anni di storia dell’Abramo Customer Care, rischiamo di far saltare tutto».