Si addensano nubi sul futuro dell’Abramo Customer Care: ieri i sindacati hanno reso noto che l’azienda, operante nel settore del contact center e che in Calabria occupa circa 3mila lavoratori (gran parte dei quali nella sede di Crotone), ha chiesto la revoca del piano concordatario. L’istanza è stata presentata il 17 novembre scorso e ora si attende il responso del Tribunale di Roma, che ha fissato l’udienza camerale il 12 gennaio 2022, convocando azienda, commissari giudiziali ed il pubblico ministero incaricato della procedura. Alla luce dell’evoluzione della vicenda, salta dunque l’adunanza dei creditori prevista per domani 16 dicembre.

Ad, oggi, sono andati tutti falliti i tentativi di cessione della società che si trova da oltre un anno in concordato preventivo: dopo l’asta di vendita andata deserta, anche l’ultima proposta che vedeva coinvolta Invitalia non si è, in definitiva, concretizzata e lo spettro del fallimento sembra essere sempre più vicino.

I sindacati sperano ancora nella vendita dell’azienda, per garantire l’assorbimento dell’intero perimetro occupazionale, ma nell’eventualità che l’ipotesi dovesse definitivamente sfumare, «la continuità – osserva la segreteria regionale Uilcom Uil Calabria - la potrebbe garantire l'applicazione della clausola sociale, assegnando le attività ancora gestite in outsourcing da Abramo ad altre aziende» come già avvenuto di recente.

Ora più che mai, sostiene l'organizzazione sindacale, serve un intervento del Governo, con la riconvocazione del tavolo di garanzia presso il ministero dello Svluppo economico, non solo per chiedere l’applicazione della clausola sociale ma anche per richiamare «tutte le parti presenti (committenti in particolare), ad assumere un impegno fattivo per andare oltre le garanzie previste della norma e traguardare una piena tenuta occupazionale».