Dopo la proroga fino al 31 marzo ottenuta grazie alla mediazione del presidente della Regione Roberto Occhiuto, si va verso un ulteriore prolungamento fino a giugno della commessa che Tim ha affidato ad Abramo Customer Care. «Ma si tratta di un contratto farsa – dice Mirko Ragusa, rappresentante sindacale di Slc Cgil – poiché i volumi rispetto al passato sono nettamente diminuiti e con essi le ore lavorative del personale dipendente. L’azienda, peraltro soggetta ad amministrazione straordinaria, è stata così costretta a ricorrere ad una cassa integrazione del sessanta percento. In sostanza su 22 giorni lavorativi, 7 sono effettivi e 15 sono di cassa integrazione». Il risultato è una decurtazione della retribuzione.

Leggi anche

Il taglio della retribuzione

Quasi tutti gli operatori sono assunti a tempo indeterminato, ma part time «con stipendi medi di circa 800 euro – ricorda il segretario generale Slc Cgil Calabria Alberto Ligato - Con la cassa integrazione si scende ad una busta paga di meno di 500 euro. Inoltre, la Abramo ci ha comunicato di non essere più in grado di anticipare l’importo della cassa integrazione per cui adesso queste spettanze saranno liquidate ai lavoratori direttamente dall’Inps. Con tutte le conseguenze del caso sulla puntualità delle erogazioni». In questo contesto si tenta di mantenere con Tim un dialogo aperto per evitare che il colosso delle telecomunicazioni possa operare tagli orizzontali dei servizi esternazionalizzati «con pesanti ricadute sulla Abramo – dicono i due sindacalisti – dove vi sono mille persone impiegate su queste commesse. La Tim vuole operare un risparmio dei costi, ma la razionalizzazione andrebbe ad incidere sui conti del suo bilancio in maniera del tutto marginale. Mentre le conseguenze per le famiglie sarebbero catastrofiche».

Sciopero nazionale

Per questo è stato proclamato per il 18 marzo prossimo, uno sciopero nazionale di tutti i lavoratori dei call center impiegati nelle commesse Tim: «Tre call center su quattro sono in Calabria. Oltre ad Abramo operano nella regione Ennova e Konecta. Ma le ripercussioni maggiori saranno proprio per Abramo perché un’ampia fetta dei dipendenti di questa struttura è esclusivamente destinata a svolgere i servizi per la Tim. Auspichiamo – concludono Ligato e Ragusa – l’apertura di un tavolo ministeriale per arrivare ad una soluzione strutturale della questione».