La Calabria passa a zona gialla ma l’ottimismo è gelato dalla discussione in atto a Roma circa l’ipotesi di rimpiombare nella zona rossa durante le festività natalizie. A Corigliano-Rossano c’è chi si abbandona a un sospiro di sollievo e riapre a pranzo con menù completi a costi vantaggiosi fino a spendere finanche 9.80 euro con menù completo e una bevanda in pieno centro urbano, il tutto per rendere appetibile e attrattivo il punto di ristorazione.

 

Ma c’è anche chi ha deciso di investire su altro, tenendo comunque in piedi l’attività. «Non si può continuare nell’incertezza – afferma uno dei ristoratori affermati della città – ho deciso di investire nel settore dell’agricoltura e della produzione agrumaria perché costretto ed esasperato dalla contingenza. Noi ristoratori, come d’altronde altre attività, non possiamo prenderci il lusso di stare fermi. Abbiamo spese vive da onorare, tra personale, utenze, costi di locazione. E, nel frattempo, gli incassi sono minimali».  

 

Bar, ristoranti, pasticcerie e gelaterie restano aperti fino alle 18, a seguire è sospeso il consumo di cibi e bevande all’interno dei locali. L’ingresso e la permanenza dei clienti è consentito per il tempo strettamente necessario ad acquistare i prodotti d’asporto e sempre nel rispetto delle misure di prevenzione del contagio. Tutte le prescrizioni anti-covid non perdono di efficacia: non sono consentiti né gli assembramenti né il consumo in prossimità dei locali.

 

A pranzo non conviene aprire

Altri ristoratori, invece, non apriranno a pranzo continuando solo ed esclusivamente con l’attività d’asporto. «Funziona di più – afferma il direttore di una pizzeria/rosticceria in centro città - i dati sono stati non esaustivi ma sicuramente confortanti. La decisione di non aprire a pranzo è dettata dal fatto che dalle nostre parti l’utenza ha più attitudine per le cene, prevalentemente nei week-end. Lo dicono i numeri, purtroppo. Un tempo la città di Corigliano-Rossano ospitava sedi istituzionali (tribunale, comunità montana, sedi amministrative di Enel, Telecom, Italgas, etc etc) che costituivano un indotto, oggi questa realtà non esiste più ed è dunque un rischio avventurarsi in spese aggiuntive senza una previsione d’entrata».

 

I ristoratori chiedono una maggiore attenzione da parte delle istituzioni ai vari livelli. L’espansione della pandemia produce effetti drammatici principalmente su questa categoria tra prescrizioni, divieti, crisi, e difficoltà a spendere. «Dobbiamo fare anche i conti – osserva il titolare di un pub/ristorante- con la diffusa psicosi da contagio, nonostante il rigido rispetto delle prescrizioni a cui scrupolosamente ci atteniamo, a partire dal distanziamento dei tavoli. Quando entra un cliente oltre a rilevare la temperatura (non più obbligatorio) e l’igienizzazione, procediamo all’identificazione per garantire i processi di tracciabilità tutelando la privacy».