VIDEO | L'impianto si affianca a quello di Scilla dove approda il gasdotto dell'Algeria. Una realtà misconosciuta che fa della nostra regione la porta d’ingresso del prezioso combustibile proveniente dall’Africa (ASCOLTA L'AUDIO)
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Sono due i gasdotti che dall’Africa, via Sicilia, arrivano sulla costa tirrenica reggina. A quello che finisce sulla spiaggia a Favazzina di Scilla, si aggiunge – più a nord – quello che approda sull’arenile di un’altra meta turistica, Palmi. In contrada Scinà, infatti, riaffiorano dall’acqua i 5 tubi provenienti dalla Libia, un uno-due tecnologico e strategico che non ha eguali in Italia, nel caso palmese destinato a non subire potenziamenti di portata – a differenza di Scilla dove arriva il gas algerino, qui non è possibile prevedere nuovi accordi con lo Stato che fu di Gheddafi – eppure tanto disconosciuto in Calabria.
«No, non siamo preoccupati, non è successo mai niente qui», sostiene una signora che ha casa a poca distanza dall’impianto. «Potrebbe scoppiare domani, come potrebbe non scoppiare mai», aggiunge un anziano che ha la seconda casa da queste parti. La zona è dominata dall’incuria: case nell’urbanistica disordinata e vacche che pascolano dentro la pineta, diventano il panorama degradato che avvolge il mega impianto da cui partono tubi che lungo un tragitto di 1118 km portano la fonte fossile fino a Bologna. Il sito non è presidiato ma una ditta di vigilanza esterna assicura un controllo continuo, mentre le telecamere sono collegate con la sede che Snam gestisce in centro città.
«Deve mandare una mail all’ufficio stampa di Milano», ci dice un addetto che risponde al citofono, replicando l’impossibilità ad avere informazione che pure si era riscontrata per l’impianto di Scilla. In piazza i cittadini sembrano conoscere opportunità e crisi generate dall’area operativa dal 1993. «Paghiamo una bolletta troppo cara – commenta un palmese – come se la vicinanza alla struttura non influisse sui costi che ricadono sulle utenze». Anche il sindaco Giuseppe Ranuccio ammette che qualcosa si deve fare. «Stiamo studiando gli accordi che risalgono ad un trentennio fa – commenta – se da un lato siamo consapevoli di consentire l’attivazione di un’opera così strategica, specie in questo momento, dall’altro abbiamo il dovere di studiare se vi siano forme di compensazione o ristoro che alleggeriscano i costi sopportati dai cittadini».
Sarà pure nazionale il campo su cui la Calabria con le due mega valvole di Palmi e Scilla potrebbe giocare la partita del Gas, ma tra caro bollette e razionamento in vista, gli enti locali e quelli territoriali sembrano ancora lontani da una strategia complessiva, in un dibattito che il presidente Occhiuto – invece – ha focalizzato esclusivamente intorno al progetto, per ora bocciato dal governo Draghi, del rigassificatore di Gioia Tauro. Eppure, la Calabria è già adesso l’hotspot e la porta d’ingresso di una fonte energetica mai come in questo momento indispensabile, viste le minacce di Putin.