Un anno di vertenze, la Calabria che chiede lavoro e dignità

Dai lavoratori Carrefour mandati a casa con un whatsapp, ai precari della sanità, passando per i dipendenti della Seatt e del Corap le proteste legate all’occupazione che hanno segnato il 2019

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di Tiziana Bagnato
1 gennaio 2020
10:47

Un anno di lotte, di diritti negati e chiesti a gran voce. Il 2019 ha visto l’occupazione in primo piano nei temi trattati nelle nostre testate tracciando un quadro a tinte fosche, quello della Calabria in cui il lavoro è oro, la stabilità una chimera, la precarietà quotidianità.

I precari del Pugliese

Tra le vertenze che più hanno contrassegnato le cronache quella dei circa 150 precari dell’Azienda ospedaliera Pugliese Ciaccio ai quali non era stato rinnovato il contratto. Operatori sociosanitari, infermieri e medici per giorni hanno manifestato, si sono incatenati, hanno fatto sciopero della fame e della sete e hanno minacciato di darsi fuoco fino all’epilogo con la proroga e ancora tanti aspetti da definire.


I lavoratori del Carrefour e Seatt

Ma la Calabria è anche la regione in cui mandare a casa un lavoratore può avvenire tramite un semplice whatsapp in barba a a qualunque normativa e tutela. Come avvenuto ai 52 lavoratori del Carrefour di Crotone rimasti in un limbo: per legge non sono licenziati ma non hanno più un lavoro né un’occupazione.

 

Sono saliti sui tetti a Cosenza i lavoratori della Seatt, cooperativa affidataria dei servizi di prenotazione e pagamento visite dell'azienda ospedaliera bruzia. Una vicenda complessa che vedrà il Tar decidere a gennaio.

I tirocinanti

È un’odissea quella degli oltre cinque mila tirocinanti degli enti locali, ex percettori di ammortizzatori sociali in deroga finiti nel calderone dei progetti di inclusione sociale. Precari da sempre, senza contributi e con il miraggio di una pensione. Anche loro hanno manifestato davanti alla Cittadella chiedendo certezze e dignità.

La vertenza Corap

Così come i lavoratori del Corap che hanno protestato in tutta la Calabria. Il consorzio regionale per lo sviluppo delle attività produttive è sommerso di debiti: circa 90 milioni di euro. E all’orizzonte si profila la liquidazione dell’ente con il licenziamento di centinaia di lavoratori. Queste solo alcune delle proteste che più hanno segnato il 2019 ma le vertenze e le proteste sono state tante. Uno il comune denominatore: lavoro uguale dignità.

 

 

Giornalista
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