Le buone intenzioni ci sono, quel che sarà possibile ottenere nel concreto appare ancora poco chiaro. L'unica cosa certa è lo scontro titanico che si profila all'orizzonte tra la Calabria e il colosso A2A, società con un fatturato da 5 miliardi di euro all'anno, quotata in borsa e titolare della concessione per la gestione delle risorse idriche calabresi. 

Acqua pubblica

«Io ritengo che la Calabria e l'acqua calabrese vada tutelata» spiega l'assessore all'Agricoltura, Gianluca Gallo, alimentando uno scontro che si era aperto nei giorni scorsi dopo che i Consorzi di bonifica avevano denunciato il mancato rilascio d'acqua pubblica e proveniente dai laghi calabresi a fini irrigui da parte della società. «Al di là delle convenzioni non si può non immaginare che da parte di A2A non ci sia una risposta rispetto ad una richiesta dell'agricoltura calabrese e della società calabrese nel complesso. L'acqua è un bene pubblico - ha aggiunto ancora l'assessore - e deve essere resa disponibile prima per uso potabile, poi per uso irriguo e infine per usi industriali». 

Energia idroelettrica

La società opera, infatti, nel settore della produzione di energia elettrica e idroelettrica e si affaccia lo spettro di una speculazione ai danni, intanto, degli agricoltori che non ricevono i quantitativi d'acqua pattuiti ma in genere a svantaggio del patrimonio idrico calabrese di cui la Regione è formalmente proprietaria ma esautorata da un gestore privato. «Noi spingiamo, io lo faccio in particolare in qualità di assessore all'Agricoltura, per avere una risposta chiara da parte di A2A in termini di sostenibilità anche per l'energia che A2A produce». 

Modifica dei termini

La Regione messa sotto scacco dal colosso che ha acquisito per cessione la concessione in virtù di una convenzione stipulata nel 1968. Si spera oggi di poter modificarne i termini a vantaggio della Calabria: «Speriamo di poterci arrivare, in ogni caso noi diremo la nostra» ha rassicurato l'assessore.