Gli spumanti sono diventati, negli anni, un asset fondamentale dell’economia del vino italiana. Nella quinta puntata del suggestivo viaggio che LaC News24 sta proponendo ai propri lettori per offrire punti di riferimento certi e qualificati, piuttosto che le ormai stucchevoli serenate infarcite di luoghi comuni, proporremo dati e statistiche affidabili sul comparto bollicine. Utilizzeremo ancora una volta come fonte prioritaria, ma non solo, l’ottimo lavoro di sintesi proposto dalla XIV edizione dell’Annuario statistico del Corriere Vinicolo, in partnership con l’Osservatorio del Vino Uiv (Unione Italiana Vini) e in collaborazione con l’Ais (Associazione Italiana Sommelier). Sul totale di vino esportato dall’Italia in valore nel 2022, pari a 7,79 miliardi di euro, gli spumanti hanno garantito il 28%, corrispondente a oltre 2,14 miliardi, e con un prezzo medio di 4,19 al litro.

Prima di procedere oltre ricordiamo una distinzione fondamentale tra spumanti e Champagne, essendo quest’ultima una denominazione di origine francese protetta dalla Ue. Gli spumanti italiani possono essere prodotti, come il Prosecco, con un metodo di spumantizzazione detto Martinotti o Charmat (si realizza la seconda fermentazione, quella che conferisce la tanto amata effervescenza, in autoclavi d’acciaio), oppure, come il Franciacorta, con metodo Classico o Champenoise (cioè identico a quello dello Champagne francese) che effettua la seconda fermentazione in ogni singola bottiglia con procedure affascinanti e complesse. Le regioni italiane particolarmente impegnate e rinomate nella produzione di bollicine sono il Veneto (Conegliano-Valdobbiadene Docg…), la Lombardia (Franciacorta Docg, Oltrepò Pavese Docg…), il Trentino (Trento Doc…), il Piemonte (Alta Langa Docg…).

L’importanza di questo comparto per l’Italia, che ha nella Francia degli Champagne il suo più grande e altolocato competitor, è in relazione all’impetuosa crescita mondiale, negli ultimi venti anni, delle preferenze dei consumatori per le bollicine. Nel 2003 si consumavano, nei cinque continenti, 16 milioni di ettolitri di spumanti e champagne, per passare ai 30, quasi il doppio, del 2022. Al contrario, come abbiamo visto nelle precedenti puntate di questa inchiesta, i consumi di vino rosso sono rimasti identici: 103 milioni di ettolitri nel 2003 e nel 2022. Dei 30 milioni di ettolitri di “perlage”, il 90% è fatto di spumanti e il 10% di champagne. Il consumo globale di spumanti, nel periodo di tempo che va dal 2003 al 2022, è passato da 14 a 27 milioni di ettolitri: uno spazio di mercato enorme per l’Italia! I maggiori consumatori di spumanti e champagne al mondo nel 2022 sono stati, in ordine decrescente, Francia e Germania, con oltre 3,5 milioni di ettolitri ciascuno, Usa con oltre 3 milioni, Italia con poco meno di 3 milioni, Russia sopra i 2 milioni, Regno Unito meno di 2 milioni. Sotto il mezzo milione seguono, in ordine di importanza, Belgio, Giappone, Canada, Polonia, Brasile. Tutti dati, questi, utili per orientare le politiche aziendali anche di piccoli produttori di regioni meno specializzate nelle bollicine, ma che hanno proposte a base di vini autoctoni spesso molto interessanti. Nel 2022 il Paese che ha importato più spumanti provenienti da tutto il mondo sono gli stati Uniti (2,06 milioni di ettolitri, cioè oltre 200 milioni di litri), seguiti dal Regno Unito (1,68 mln) e Germania (680mila ettolitri), e poi Belgio (642mila), Russia (528mila), Giappone (444mila), Lettonia (360mila), Francia (358mila), Svezia (264mila), Paesi Bassi (241mila), Svizzera (236mila), Canada (235mila), Australia (205mila), Austria (202mila), Lituania (191mila), Polonia (165mila), Messico (130mila), Singapore (122mila), Repubblica Ceca (120mila), Italia (116mila), Spagna (104mila), Danimarca (100mila), Norvegia (93mila), Romania (89mila), Corea del Sud (85mila), Cina (82mila), Finlandia (78mila), Brasile (65mila). I soli Usa e Regno Unito, rispettivamente con il 19,1% e il 15,6%, hanno un peso sull’import globale del 34,7%, e cioè di oltre un terzo. La Germania conta il 6,3%, il Belgio il 5,9%, la Russia il 4,9%, il Belgio il 4,1%.

Nel contesto planetario appena descritto, l’Italia nel 2022 ha esportato 512 milioni di litri di spumanti, per un valore di 2,14 miliardi di euro. Dal 2010 al 2022 l’export di spumanti Made in Italy è risultato sempre crescente, passando da 163 milioni di litri a 512; in valore da 444 milioni di euro a 2,14 miliardi. Mercato primario di sbocco gli Usa (il Corriere Vinicolo si riferisce sempre al 2022), con il 25% del totale in valore. Alle spalle il Regno Unito con il 19%, e poi la Germania (7%), la Francia (5%), la Russia (4%). Tutto il resto dei Paesi garantisce all’Italia un assorbimento di export di spumanti pari al 40%. I primi tre mercati che per l’export di spumanti del Belpaese hanno rilevanza strategica sono, pertanto, Usa, Regno Unito e Germania. Gli Usa dai circa 20 milioni di litri assorbiti nel 2010 sono passati ai circa 120 del 2022. Il Regno Unito, che era partito da meno di 20 milioni di litri nel 2010, aveva avuto un picco di 120 nel 2017 per posizionarsi nel 2022 a poco più di 100 mln. La Germania è rimasta essenzialmente costante tra il 2010 e il 2022, con circa 30-35 milioni di litri e senza scendere mai sotto i 20. Nei mercati secondari le crescite più significative, in termini di quote di export di spumanti italiani, si sono avute, dal 2010 al 2022, per Russia, Francia, Belgio, Lettonia, e in maniera meno accentuata per la Svizzera.

La parte del leone, per le bollicine Made in Italy, la fa il veneto Prosecco: 74% del totale in valore e 72% in volume. Una posizione di rilievo ha il piemontese Asti: 8% in valore e 9% in volume. Gli spumanti Dop valgono il 5% in valore e il 3% in volume; gli Igp l’1% sia in valore sia in volume. Il Prosecco, in tutte le sue diverse declinazioni, significa oltre l’80% delle esportazioni di spumanti italiani in Usa, circa il 90% nel Regno Unito, oltre il 60% in Germania. In quest’ultimo Paese l’Asti ha la sua principale quota di mercato estero, così come in Russia e in Polonia. Tra i mercati secondari il Prosecco prevale con circa il 90% in Francia, l’80% in Belgio e Svizzera, il 70% circa in Polonia e Svezia, oltre il 40% in Russia. Entrando ancor di più nel dettaglio, possiamo mettere in evidenza che il Prosecco, in termini di volumi esportati, viene indirizzato per il 27% del proprio totale nel Regno Unito, per il 26% in Usa, per il 6% in Francia, per il 5% sia in Belgio sia in Germania. L’Asti, sempre in termini di volumi esportati nel 2022, ha raggiunto per il 18% del proprio totale la Lettonia, per il 14% la Russia, per il 10% gli Usa, per l’8% sia Germania sia Regno Unito, per il 5% la Polonia. L’export nazionale di spumanti Dop, che nel 2022 ha assicurato una quota in volumi del 3%, è stato privilegiato per il 23% dagli Usa, il 9% dal Giappone, il 7% dalla Svizzera, il 6% dalla Germania, il 5% dl Regno Unito. Sui Dop c’è ancora tanto da lavorare per imporli con decisione, come meritano, nei mercati internazionali!

Nella prima puntata ci siamo soffermati sui numeri nazionali e internazionali del vino, tra produzione e consumi, ricordando come nel 2022 l’Italia sia risultato il primo produttore al mondo con 49,84 milioni di ettolitri, seguita da Francia (44,35 mln) e Spagna (28,50 mln). Questi tre Paesi che si affacciano sul Mediterraneo (Francia e Spagna hanno anche una sponda atlantica) sono i leader incontrastati nell’economia di Bacco, tallonati, anche se ancora a notevole distanza, da Stati Uniti, Australia, Cile, Argentina, Sudafrica, Germania e Portogallo. Relativamente ai consumi, fatta base 100, il 75% è dato dai vini fermi e il 10% da spumanti e Champagne. Negli utili venti anni, dal 2003, è stata forte la crescita dei consumi di bollicine, vini rosati e bianchi, mentre è rimasta stabile, anche se ancora prevalente, quella dei rossi. La seconda puntata, invece, ha focalizzato l’attenzione sull’import ed export mondiale. Gli Usa si confermano i maggiori importatori di spumanti e vini imbottigliati, seguiti dal Regno Unito. Per i vini sfusi la testa della classificata è occupata dalla Germania. Per l’export di spumanti in testa l’Italia, seguita da Francia e Spagna. Ancora al primo posto il Belpaese per quanto concerne l’export di vini imbottigliati, tallonata ancora una volta da Francia e Spagna. L’export di vino sfuso, invece, nel 2022 ha consegnato la medaglia d’oro alla Spagna, con alle spalle Australia e Italia. Quale la situazione produttiva in Italia? Il Belpaese punta molto sui vini Dop: nel 2002 hanno raggiunto il 48% della produzione totale. La regione leader per quantità assolute è il Veneto, seguito dalla Puglia e dall’Emilia Romagna. Per superfici vitate, Spagna e Francia sono in testa alla classifica Ue e l’Italia è terza, con in vetta il Veneto e poi la Sicilia e la Puglia. La Provincia autonoma di Bolzano e il Piemonte scommettono tutto sulle Denominazioni di origine protetta, con percentuali altissime sulla produzione complessiva regionale di vini. Le realtà del Sud a maggiore vocazione vitivinicola sono Puglia, Sicilia e Abruzzo. Calabria fanalino di coda, contribuendo con lo 0,23% al volume di Dop nazionale. Nella quarta puntata abbiamo iniziato a indagare il tema dell’export del vino italiano che nel 2022 ha raggiunto la cifra, in valore, di 7,79 miliardi di euro. Il prezzo medio al litro, pari a 3,39 euro, è nettamente inferiore rispetto a quello dei temibili concorrenti francesi che è attestato a 8,8 euro. Da questa considerazione è nata la domanda: cosa fare nel futuro? Puntare sulle quantità o sulla massima qualità, nonché sul marketing, per spuntare prezzi più remunerativi sui mercati internazionali? Si è fatto poi riferimento alla crescita continua dal 2010 per le esportazioni vinicole del Belpaese: +8,69% sul 2021. E quindi si è giunti all’interessante comparto dei frizzanti, un mondo tutto da scoprire, che pesano l’8% in volume di tutto il vino esportato Made in Italy: Germania, Usa e Messico i mercati di riferimento primari.

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