Nel comune di Cerva due fratelli portano avanti l’attività di famiglia da quasi trent’anni. Poco prima della crisi energetica hanno deciso di fare il grande passo per aumentare la produzione. Ecco la loro storia (ASCOLTA L'AUDIO)
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Investire nella tecnologia per chi fa impresa di questi tempi può rivelarsi un’arma a doppio taglio. Da un lato, grazie a macchinari più innovativi, si possono aumentare le produzioni. Mentre dall’altro, i consumi di energia crescono in maniera sproporzionata e, con il caro bollette che si sta verificando in Italia, di quello che si è guadagnato in tasca rimane poco o niente.
È quello che è capitato ad Antonio e Luigi, due fratelli proprietari del Panificio Bubbio Brunella a Cerva, un paese con poco più di mille abitanti in provincia di Catanzaro, che in un post su Facebook hanno comunicato di aver dovuto riprogrammare il ciclo di produzione dell’attività perché si sono ritrovati «a fare i conti con il caro bollette».
Abbiamo contattato Luigi che ci ha raccontato la particolare vicenda che in poco meno di un anno ha portato lui e il fratello ad assumere questa decisione. «Lo Stato ci ha dato e poi ci ha tolto», esordisce così il panificatore che ci spiega: «Dopo 27 anni di duro lavoro in un panificio con ciclo di produzione in vecchio stile - staglio e formatura a mano, lievitazione nelle cassette, cottura in forno a legna -, abbiamo deciso in questi ultimi 2 anni di ammodernare il nostro laboratorio per ridurre la mole di lavoro con il fine di migliorare il nostro stile di vita. Abbiamo investito in una tecnologia 4.0».
«A seguito di attenti studi e analisi, abbiamo capito che i nostri prodotti non perdevano di qualità anche se cotti in un forno elettrico e le nostre ricette venivano rispettate – continua Luigi -. Grazie ad agevolazioni e incentivi statali, a marzo, siamo riusciti a comprare un forno di ultima generazione, due nuove celle di lievitazione e altri macchinari. Inoltre abbiamo rinnovato i locali del laboratorio e dovuto aumentare la potenza dell’impianto elettrico da 17 a 70 kilowatt. Ciò ci ha permesso di incrementare le nostre produzioni durante l’estate e anche aumentare il fatturato». Tutto rose e fiori fin quando a inizio settembre è arrivata la mazzata: una bolletta dell’elettricità di oltre 7mila euro. «Siamo stati bluffati dallo Stato – afferma Luigi -, quello che abbiamo guadagnato ora dovremo spenderlo per pagare la corrente».
La situazione che le aziende e le attività commerciali stanno vivendo in questi giorni, rapportate in scala, dalle più grandi alle più piccole, sono simili e in alcuni casi drammatiche. Tutti, in qualche modo, stanno cercando delle soluzioni per riuscire a venirne fuori, sperando che questa “crisi” – come ci dice Luigi - «sia solo passeggera». «Non staremo con le mani in mano, le rimetteremo “in pasta” – sorride Luigi -. Per ora ci fermiamo di lunedì e vediamo cosa succede».