Baker Hughes “sì”, Baker Hughes, “no”. In queste ultime settimane a Corigliano Rossano l’opinione pubblica sembra essersi spaccata tra i favorevoli all’insediamento industriale al porto ed i contrari.

Tra i primi sembrano essersi schierati i sindacati, forti delle esperienze e dei rapporti maturati con la multinazionale americana in tutta Italia, tra cui a Vibo Valentia, dove, secondo il segretario regionale della Cgil, Angelo Sposato, Baker Hughes «sembra aver soddisfatto tutti i requisiti ambientali e sanitari».

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Peraltro, ad Avenza, nel comune di Carrara, sono preoccupati che gli americani dismettano in favore degli investimenti calabresi. Giusto per citare qualche dato e qualche numero, in Toscana, Baker Hughes è presente ad Avenza, frazione del comune di Carrara sin dal 2011 con uno stabilimento simile a quello che dovrebbe sorgere nel porto di Corigliano, quindi di assemblaggio – e non di “produzione” pura metalmeccanica – di moduli industriali. Dodici anni fa l’insediamento era partito su 40mila metri quadri e 5 aree di costruzioni, poi si è ampliato fino a 290mila metri quadri e 19 aree di costruzione di moduli e 1300 lavoratori impiegati. A Corigliano il multimilionario investimento si sviluppa su 100mila metri quadri in cui dovrebbero essere impiegate circa 200 persone, escluso l’indotto generato dalla presenza della multinazionale, come ad esempio la logistica.

Sposato: «Piano industriale da studiare»

Sull’argomento, Sposato, peraltro cittadino corigliano-rossanese, sembra ben predisposto, anche se prima di una valutazione definitiva il sindacato vuole studiare approfonditamente il piano industriale. «Come per tutti gli investimenti industriali c’è bisogno di studiare le “carte”, i piani industriali – spiega il segretario regionale della Cgil a LaC News24 – partendo dalla compatibilità ambientale e da quella sanitaria, certificata da istituti preposti a farlo. Quando avremo vagliato il piano industriale e gli studi sulla compatibilità dell’investimento con l’ambiente, allora valuteremo senza pregiudizi».

Prima di esprimersi, però, il sindacalista scoperchia poi un pentolone. «Il porto di Corigliano Rossano ospita da dieci anni una delle più grandi discariche a cielo aperto sulla quale nessuno ha mai detto nulla (movimentazione di materiale ferroso, ndr). A chi sostiene determinati investimenti e non altri dovremmo spiegare che bisogna puntare sulla qualità».

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Rispetto all’insediamento industriale in sé, Sposato è dell’idea che «la pianificazione industriale presentata da Baker Hughes possa vantare una sostenibilità ambientale. La Cgil ha voluto fortemente la zona economica speciale, e che il porto di Corigliano fosse allocato nella Zes, ma avevamo anche chiesto investimenti pubblici pianificati attraverso le partecipate pubbliche, ma la Regione non ha fornito risposte. Nel caso di Baker Hughes si tratta di un privato che nel polo di Vibo Valentia pare abbia soddisfatto tutti i requisiti ambientali e sanitari. Se ci saranno i medesimi presupposti anche al porto di Corigliano, non avremo pregiudiziali nel sostenere questo ed altri investimenti compatibili col sistema territorio».

«Qualsiasi piano industriale va letto anche dal punto di vista delle ricadute occupazionali dirette e relative all’indotto. Quando ci incontreremo con l’azienda verificheremo anche questo».