FOTO | Disponibile il progetto completo evocato sin dall'annuncio dell'investimento da 60 milioni di euro da parte della multinazionale: nella relazione si legge di capannoni alti più di un palazzo di sei piani. Per realizzarlo saranno impiegati circa 200 addetti più quelli dell'indotto
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Adesso ci siamo. Dopo aver visionato le “carte”, la relazione progettuale, è tutto più chiaro e tutti – favorevoli e contrari – potranno farsi un’idea sull’insediamento metalmeccanico che la Baker Hughes-Nuovo Pignone sta proponendo nel cuore del porto di Corigliano Rossano.
Qualora sarà autorizzato, è bene dirlo subito, l’intervento sarà imponente, si svilupperà lungo le banchine 1, 2 e 3, nella darsena oggi occupata dai pescherecci, che a loro volta dovranno trasferirsi nell’altra. La superficie occupata prevista è di 103.413 metri quadrati in due aree distinte, la “A” e la B”, e pure l’impatto paesaggistico sarebbe rilevante a causa di capannoni alti come o più di un palazzo di sei piani.
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Scopo dell’intervento di Baker Hughes - Nuovo Pignone S.r.l., «è la realizzazione all’interno dell’area portuale di Corigliano Rossano di un nuovo sito produttivo dove verranno assemblati dei moduli in struttura metallica che saranno successivamente trasportati via mare verso i siti dove si svolgeranno le successive fasi di lavorazione». Ovvero componenti utilizzati per la compressione del gas. Quei moduli saranno trasportati in ingresso ed in uscita da navi cargo.
Per dare vita alle linee produttive, l’azienda ha comunicato ai sindacati – coi quali intercorrono rapporti solidi – che saranno impiegati circa duecento addetti diretti, più quelli indiretti, derivanti dall’indotto, come la logistica.
Da qualche giorno, insomma, a Corigliano Rossano non si fa altro che dibattere sull’opportunità, sulla “convenienza” e sulle ricadute occupazionali dell’operazione industriale per il territorio. Comitato a difesa del porto, una buona parte della marineria di Schiavonea, hanno già dichiarato di essere contrari, anche senza aver preso visione del progetto, ritenuto incompatibile con la pesca ed il turismo, oltre che preoccupati per l’impatto ambientale. I sindacati, invece, sono favorevoli, con tutte le cautele del caso, come disponibile sembra essere l’Autorità di sistema portuale dei mari Tirreno meridionale e Ionio che ha competenza e “gestisce” il porto di Corigliano Rossano. La politica, invece, apparentemente è in stand-by, in attesa di visionare le “carte”.
In tutto il processo produttivo, l’unico passaggio “critico” per l’ambiente potrebbe risultare la verniciatura di quei moduli che sarà effettuata con il «sistema filtrazione “Recube” – si legge sulla relazione progettuale – in aspirazione alla cabina, previsto allo scopo di eliminare qualsiasi polvere formatasi, che viene accumulata in un apposito contenitore di raccolta a corredo filtro».
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Le specifiche dei fabbricati
Come vedremo l’insediamento industriale prevede tutta una serie di fabbricati che prevalentemente si svilupperanno all’interno di quella lingua di terra che si estende lungo le due darsene principali, al di là dell’attuale recinzione.
Il capannone 1 “Frame e Blocchi” ha una dimensione di 30 metri di larghezza, 125 di lunghezza e 20 di altezza in cui «saranno realizzate in carpenteria metallica tramite profili di tipo commerciale».
Il “2” è un manufatto produttivo telonato con dimensioni 75x38x22 metri di altezza; nel “3” (43x12x6 metri) saranno ubicati uffici, portineria, infermeria ed una grande sala riunioni. Il “4” ospiterà gli spogliatoi in due fabbricati da 20x6x6,34 metri di altezza.
Il “5” è la cabina elettrica (29,50x6,00x3,70 di altezza). I fabbricati “6”, “7”, “8”, “9”, “10”, “13” saranno “tecnici” (trattamento acque, attrezzature antincendio, servizi igienici, box uffici e conservazione sicura delle vernici, cabina metano).
L’“11” ospita l’area ecologica coperta da una tettoia profonda 7 metri, lunga 14 e alta 6. Sarà l’area deposito degli «scarti e dei rifiuti prodotti all’interno dello stabilimento, in attesa del ritiro. Tali rifiuti – si legge ancora nella relazione – saranno depositati in cassoni appositi che in parte saranno coperti dalla tettoia».
Il tunnel 12 è dedicato alla sabbiatura e alla verniciatura. La cabina (75x35 metri, alta 16) «è dotata di sistemi di aspirazione e di ventilazione che consentono di mantenere condizioni ottimali di lavoro per gli operatori e di impedire la dispersione di materiali nell’ambiente» e prevede gruppi di aspirazione e filtraggio per le polveri da sabbiatura e per verniciatura. «La filtrazione dell’aria inquinata da polveri di vernice avviene con tecnologia “Recube”». Le polveri catturate saranno poi smaltite.
Il fabbricato “14”, composto da tre telonati, è un magazzino industriale realizzato in metallo e pvc (60x45x7,50 metri).
Si passa poi alle platee. Una (30x60 metri) per il lavaggio delle superfici dei moduli «denominati “VG” in carpenteria metallica per condurre le lavorazioni di pulizia, propedeutiche alle lavorazione di sabbiatura e verniciatura»; un’altra (30x60 metri) per l’assemblaggio finale dei moduli che poi saranno imbarcati e trasportati e l’ultima (210x35 metri) dedicata al montaggio di moduli «denominati mms».
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Insediamento industriale, sì o no?
Insomma, in attesa che gli enti preposti – Comune di Corigliano Rossano, autorità portuale – si esprimano, ormai sembra chiaro che l’insediamento vanterà proporzioni e dimensioni imponenti che occuperanno pressoché tutto lo spazio tra le darsene 1 e 2.
Sarà compatibile con l’ambiente, il comparto ittico e le opportunità (future) di sviluppo turistico come la croceristica (l’autorità portuale di Gioia Tauro ha stanziato oltre 12 milioni per la realizzazione della banchina croceristica) ed il diportismo? In tutto questo le ricadute occupazionali, circa duecento lavoratori, potrebbero soddisfare una fetta del mercato del lavoro anche locale? La città continua e continuerà ad interrogarsi.
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