Il rappresentante del Movimento 24 agosto-Equità territoriale interviene sul riparto dei fondi del Piano per la ripresa e la resilienza: «I soldi dell'Unione Europea saranno davvero usati per ridurre il divario Nord-Sud?»
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I livelli essenziali delle prestazioni, l’autonomia differenziata e l’iniqua ripartizione dei fondi del Pnrr. Tutti elementi che mettono a rischio l’unità del Paese. A dirlo, in una nota, è Massimo Mastruzzo, del direttivo nazionale del Movimento 24 agosto-Equità Territoriale. «Un Paese, uno Stato, che garantisce i Livelli essenziali delle prestazioni (Lep) solo ad una parte dei suoi cittadini, disattendendo di fatto la sua stessa Costituzione, come può essere definito tale – si legge -. Uno Stato dove la disomogeneità territoriale è talmente ampia dall'aver condizionato inequivocabilmente i criteri di ripartizione dei Recovery Fund a proprio favore, ricevendo per questa condizione la quota maggiore salvo poi, a quanto pare, agire in controtendenza rispetto alle indicazioni di Bruxelles, che prospettive di coesione sociale pensa di avere».
«Bruxelles difatti – prosegue Mastruzzo - appare preoccupata dello squilibrio del Pnrr italiano: i soldi dell'Unione Europea, saranno davvero usati per ridurre il divario Nord-Sud, come chiede? Oppure, come appare evidente dalla ripartizione nazionale dei fondi europei, si corre il rischio di mantenere lo status quo o peggio ancora di aumentarlo?».
«Se fosse così – afferma ancora - la considerazione del vice presidente di M24A-Et, l'europarlamentare Piernicola Pedicini, rischia di diventare qualcos'altro che una semplice provocazione: "Davvero le Regioni del Nord, con l’appoggio della Lega-Salvini Premier, vogliono l’autonomia differenziata? Per me va bene, sono d’accordo! Anzi sono favorevole anche ad una vera e propria secessione del Nord! Però prima restituite gli 850 miliardi di euro sottratti al Sud per il mancato rispetto del criterio di legge del 34% (spesa pubblica proporzionale alla popolosità dei territori). A quel punto, per me, vi potete pure staccare dall’Italia, se tanto ci tenete. Il debito pubblico italiano è di circa 2500 miliardi di euro. In caso di separazione il debito che spetterebbe al Sud sarebbe proprio di 850 miliardi di euro (2500 x 0,34 = 850) per cui il Sud potrebbe aderire all’Unione Europea con un rapporto debito/Pil dello 0% e iniziare una stagione di indebitamento per investimenti fino a raggiungere la quota del 60% prevista dai vincoli di bilancio Ue, essendo il Paese più virtuoso tra tutti gli Stati membri, anche meglio della stessa Germania”».
«Già nel 2019 – si legge ancora nella nota - Bruxelles si era accorta che gli investimenti pubblici con risorse nazionali effettuati nelle regioni del Mezzogiorno erano stati di circa il 20% inferiori rispetto agli impegni che l’Italia aveva assunto con l’Unione europea. Una sostanziale violazione dei diritti fondamentali, che dovrebbero essere garantiti dalla Costituzione italiana, talmente palese che indusse il direttore generale per la Politica regionale della Commissione Ue, Marc Lemaitre, ad inviare una lettera al governo per sollevare il problema, con dati precisi: "Indicando le cifre più che preoccupanti sugli investimenti al Sud, che sono in calo e non rispettano i livelli previsti per non violare la regola Ue dell'addizionalità"».
Aggiunge Mastruzzo: «Nella lettera, ha spiegato poi Lemaitre, “ho richiamato l’attenzione delle autorità italiane sul fatto che tra il 2014 e il 2016 l’Italia si era impegnata a realizzare investimenti nelle regioni del Sud per un importo pari allo 0,47% del Pil di quelle regioni ma non è andata oltre lo 0,4%. Si tratta di quasi il 20% in meno”».
«Dopotutto, solo per fare un esempio – continua -, si assiste da anni alle interminabili campagne politiche dei vari partiti nazionali, alternatisi alla guida dei vari governi, che si occupano del contrasto o dell'accoglienza dell'immigrazione straniera, e al contempo ignorano completamente l'emigrazione interna (annosa e irrisolta Questione Meridionale) che sta portando il sud Italia alla desertificazione umana e industriale».
E conclude: «Definizione e applicazione dei Livelli essenziali delle prestazioni (Lep), blocco dell'autonomia differenziata e corretta ripartizione nazionale dei fondi europei attraverso il Pnrr, sono la premessa per poter ancora argomentare del futuro di questa nazione».