VIDEO | L'imprenditore e testimone di giustizia al Forum del Mezzogiorno si scaglia contro il decreto Calderoli: «Non voglio che i miei figli siano costretti ad andare via. Rivendico il diritto di combattere»
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Un calabrese testardo, orgoglioso e dalle spalle larghe. Antonino De Masi, imprenditore della Piana di Gioia Tauro e testimone di giustizia, intervenendo al Forum del Mezzogiorno promosso a Cosenza dalla Camera di Commercio, rompe gli schemi della narrazione romantica della Calabria, quella che la descrive ricca di potenzialità, con i suoi paesaggi, le sue risorse agricole, le sue eccellenze artigiane, le sue peculiarità turistiche, per riflettere «sulle bruttezze che ci portano a essere poveri».
Potevo fare le valigie
Chiamato a raccontare la sua storia di industriale che non si è piegato all'arroganza della 'ndrangheta e che ancora paga per le sue denunce un prezzo salato, perché costretto a vivere sotto scorta, De Masi è intervenuto nel dibattito aperto sui fondi del Pnrr e sulla riforma Calderoli per l'autonomia differenziata, mettendo in guardia sia sulla necessità di non perdere questa ulteriore opportunità per la Calabria, derivante dalle tante risorse messe a disposizione dall'Europa, sia rispetto agli effetti negativi che l'autonomia differenziata potrebbe produrre nelle regioni del Sud. «Quando mi sono trovato davanti alle minacce ed alle aggressioni criminali, la scelta più semplice era fare le valigie e andar via – ha detto De Masi – Ma ho voluto fare la mia parte per contribuire al cambiamento di questo territorio. Mi chiedo però quanti sia disponibili a pagare questo prezzo».
L'affondo contro Calderoli
«Le statistiche ci dicono che negli ultimi dieci anni abbiamo perso un milione e centomila abitanti e la tendenza è quella di un ulteriore spopolamento. Rispetto a questo analizzare i fallimenti delle politiche di sviluppo promosse in Calabria è un mio dovere. Cerco di capire perché, dalla Cassa del Mezzogiorno in poi, gli investimenti ed i finanziamenti di cui questa terra ha usufruito hanno generato povertà e non ricchezza. E mi chiedo pure perché con il Pnrr le cose dovrebbero andare diversamente. Io non credo che le sovvenzioni possano risolvere le sorti di un territorio. Il cambiamento lo avremo solo se i calabresi eserciteranno consapevolmente il loro dovere di cittadini». Poi l'affondo contro la riforma Calderoli: «Il trend verso lo spopolamento è chiaro e sarà accentuato quando avremo salari differenti e servizi differenti tra Nord e Sud. Sarà una bomba sociale devastante. Io rivendico il diritto di combattere: da calabrese non voglio pietà né commiserazione, ma voglio che vi siano le condizioni affinché i miei figli possano continuare a vivere in Calabria. Io rischio la vita per questo».