VIDEO | Incontro con la stampa in Cgil a Cosenza per chiarire i motivi della protesta: «Non solo una rivendicazione economica. Questa disparità di trattamento è indice della disattenzione verso un comparto in sofferenza, determinante per limitare morti bianche ed infortuni»
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I dipendenti Anpal e dell'Ispettorato Territoriale del Lavoro sono in agitazione dallo scorso mese di marzo e continueranno nella loro protesta, alla luce della mancata perequazione delle indennità rispetto agli adeguamenti introdotti per altre agenzie della pubblica amministrazione ricadenti nello stesso comparto. Il concetto è stato ribadito anche a Cosenza nel corso di un incontro con la stampa indetto dalle rappresentanze sindacali unitarie, ospitato nella sede della Cgil di Piazza Vittoria.
Non solo una rivendicazione economica
Ma non c'è solo la carenza retributiva alla base di questo braccio di ferro intrapreso a livello nazionale con il Governo da sette sigle sindacali: Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Pa, Flp, Confintesa, Unsa, Usb. Secondo le Rsu questo atteggiamento del ministero del lavoro è indice della scarsa attenzione istituzionale nei confronti di quel presidio di sicurezza e di legalità che dovrebbe al contrario, essere rafforzato, per contrastare gli abusi e le irregolarità all'interno del sistema produttivo e, soprattutto, per prevenire le morti bianche.
Investire sui controlli
«Non bisogna piangere le vittime sul lavoro il giorno dopo, ma bisogna porre in essere ogni strumento utile ad evitare tragedie il giorno prima – dice Graziella Secreti, rappresentante Fp nell'Ispettorato Territoriale del Lavoro di Cosenza – Se davvero si vogliono contrastare fenomeni come caporalato, lavoro nero, lavoro sommerso, bisogna investire sui controlli. Invece dal 2015 si va avanti con riforme a costo zero. Dalla politica arriva solo retorica ma mai una proposta pratica».
Personale disincentivato
La perequazione, e quindi il mancato riconoscimento di quote retributive anche di notevole entità pari al trenta percento dello stipendio tabellare, disincentiva la partecipazione delle figure aventi i requisiti ai concorsi pubblici che pure sono stati banditi per rimpinguare gli organici. Ed anche in presenza di un numero di vincitori pari ai posti messi a concorso, si assiste ad una sequela di rinunce che non consente di riempire la pianta organica dei vari uffici. In Calabria la situazione è drammatica: «La carenza di personale è cronica – rileva Armando Fiorito di Confintesa Fp - Non dimentichiamo che la provincia di Cosenza è tra le più vaste d'Italia con 150 comuni. Inoltre bisogna considerare il peso delle responsabilità attribuite agli ispettori del lavoro, anche assimilabili ad incarichi di polizia giudiziaria, per le quali manca un adeguato corrispettivo».