VIDEO |Una giovane artigiana di Chiaravalle Centrale ha saputo dare una nuova veste a un mestiere prettamente maschile. «Questo lavoro ce l'ho nel sangue»
Tutti gli articoli di Economia e lavoro
PHOTO
Una donna calzolaio. È Anita Sestito, 38enne di Chiaravalle centrale, nel Catanzarese, cresciuta sin da bambina nella bottega del papà, tra tacchi e solette. Un mondo che ha sentito sempre suo, ancor di più dopo alcuni problemi di salute del padre quando lei aveva appena 11 anni. Da lì la chiusura forzata della calzoleria fino a quando, raggiunta la maggiore età, Anita decide di usufruire di alcune misure per l’imprenditoria femminile e far ripartire quell’attività a lei tanto cara.
I primi passi in bottega
«Da bambina ero sempre in bottega con papà – racconta –. Mi lasciava toccare tutto, le macchine da cucire, la colla, le scarpe. Poi ad un certo punto mio padre ha dovuto smettere di lavorare perchè stava molto male ma anche in quel periodo continuavamo a frequentare la bottega di un altro calzolaio e lì continuavamo a fare le riparazioni. Negli anni la mia passione è cresciuta sempre di più finchè ho deciso di farla diventare un mestiere e quando lo comunicai a mio padre ricordo che mi disse “Anita, per una ragazza di 20 anni fare “il calzolaio” in un paesino piccolo come Chiaravalle non è facile. Ti senti pronta?” La mia risposta è stata: “io ci credo. E se qualcuno si lamenterà perché non aggiusterò bene le scarpe, dirò che sei stato tu”».
Tra tradizione e innovazione
Per Anita inizia così, con non poco scetticismo da parte degli abitanti del posto, una sfida che si rivelerà vincente e con la giusta determinazione oggi, dopo quasi 20 anni di attività e una formazione in costante aggiornamento,la donna calzolaio di Chiaravalle non solo lavora con il mastice e la pressa, proprio come si faceva una volta, ma intaglia anche il cuoio e realizza pezzi unici ed originali.
«Dopo circa cinque mesi dall’inizio di questa avventura, i miei compaesani hanno iniziato a darmi fiducia – ricorda Anita – ho iniziato a farmi conoscere in tutto il comprensorio e da quel momento sono passati ormai tanti anni».
L'arte di Anita
«Ho fatto molti passi in avanti, ho frequentato e frequento tutt'ora corsi di aggiornamento. Nel tempo i materiali sono cambiati, le normative Ce ci obbligano ad usare un prodotto piuttosto che un altro. E sicuramente volgiamo più bene anche a noi stessi perché utilizziamo materiali che non sono tossici. Mi sono appassionata anche alla lavorazione del pellame, del cuoio, cosa che mio padre non faceva. E tra una riparazione e una rigenerazione, riesco a realizzare anche portachiavi, cinture, borse ad intaglio».
Tra lavoro e famiglia
Anita è una calzolaia solare ma è anche mamma di due splendidi ragazzi di 17 e 16 anni, che riesce a conciliare perfettamente lavoro e vita privata: «I miei figli sono fieri di me. Vengono spesso in bottega e anche se io non pretendo che seguano le mie orme, mi piacerebbe trasmettere loro i rudimenti del mestiere perché nella vita non si sa mai quello che puù succedere».
Dunque questa giovane artigiana ha saputo dare una nuova veste a un mestiere prettamente maschile, dalla tradizione millenaria: «Questo lavoro se non lo ami non lo puoi fare: devi toccare le scarpe delle persone, devi lavarle. E più la scarpa è distrutta, più è grande la mia soddisfazione nel ridarle vita.
Calzolaia per passione
Ad Anita piace tutto del suo mestiere, non lo cambierebbe per nulla al mondo: «C’è un legame affettivo visto che lo ha sempre fatto mio papà, poi mi piace l’odore del mastice perché mi ricorda la mia infanzia; mi piace creare perché ogni pezzo è unico, porta la mia firma e penso che un giorno qualcuno si ricorderà di me; e poi adoro il rapporto con le persone. Non potrei vivere senza il mio lavoro. Io mi rendo proprio conto che ce l’ho nel sangue, nelle vene».