L’amministratore delegato della celebre fabbrica di Rossano invita a rimboccarsi le maniche puntando su qualità ed eccellenze. E avverte: «Siamo all'alba di una nuova era per l'agroalimentare, bisogna cogliere l'opportunità». L'azienda è tra le 50 imprese che rappresenteranno la produzione italiana a Matera, nuova capitale europea della cultura
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«Basta alibi. Basta piangerci addosso. Con questa storia dello svantaggio di partenza, abbiamo evitato di impegnarci sin troppe volte. È ora di finirla con le scuse. Anche in Calabria, soprattutto in Calabria, si può e si deve fare qualità».
Non usa mezzi termini Fortunato Amarelli per scacciare con un pizzico di insofferenza il cliché della regione sfortunata. Il vice presidente di Confindustria Cosenza vede il disfattismo come il fumo negli occhi. L’amministratore delegato dell’omonima fabbrica di liquirizia con sede a Rossano, parla anche in qualità di presidente distretto Agroalimentare regionale (sempre in quota Confindustria), membro del consorzio les Henokièns (aziende familiari centenarie) e del consiglio direttivo – Aidaf (Associazione italiana aziende familiari). E condanna l’atteggiamento, più che la condizione, al quale si ricorre a suo dire con troppa facilità: quasi fosse una coperta di Linus a mascherare la scarsa volontà di fare sistema, impegnarsi e mettersi in gioco.
Secondi solo a Maranello
«Penso alla mia azienda» specifica, «da secoli a Rossano: un luogo lontano da aeroporti, ferrovie, strade di grande percorrenza. Eppure, è qui che abbiamo aperto il secondo museo d’impresa più visitato d’Italia, (dati Touring Club 2012). A dispetto della logistica, ci siamo posizionati subito dopo il Museo Ferrari, ovviamente inarrivabile, e prima di quello Perugina, sito in Umbria e di assoluta centralità. Non dico non sia difficile fare qualità in un contesto svantaggiato. Ma con organizzazione e valore aggiunto, si possono superare moltissimi ostacoli».
Matera 2019
E che in casa Amarelli le strategie siano state azzeccate, lo dimostrano gli ultimi piazzamenti aziendali. Nel 2018, l’azienda calabrese era tra quelle accanto ad Oscar Farinetti nella maxi operazione che portò all’apertura di Fico, parco agroalimentare più grande d’Europa alle porte di Bologna. Notizia più recente, la vittoria del bando Open Future promosso da Confindustria e Fondazione Matera 2019, a favore delle 50 aziende italiane capaci di coniugare al meglio innovazione e competitività, territorialità e produzione culturale. In pratica, eletta tra quelle più brave a diffondere cultura d’impresa, cultura tradizionale e genius loci. Il 9 febbraio, nella città lucana Capitale europea della cultura, sarà proprio Amarelli ad inaugurare lo show room di 140 metri quadri, con una installazione a metà tra narrazione aziendale e la musealizzazione.
«Racconteremo i 2000 anni di storia della liquirizia con una timeline che scorrerà lungo tutti i 140 mq dello spazio» racconta l’Ad. «Nella sezione finale, dal 1730 in poi, abbiamo inserito la parte dedicata alla storia dell’azienda, che va appunto dal XVIII secolo ai giorni nostri. Ci sarà anche un video che racconterà il nostro ciclo produttivo, ed il pneumatico di liquirizia che abbiamo realizzato per la Pirelli in occasione dell’Expò 2010 di Shangai. Infine, spazio alla comunicazione ed all’interazione digitale grazie all’area selfie, per foto da rilanciare sulle piattaforme social».
Fare impresa qui è difficile ma doveroso
Tornando alla vexata quaestio del ritardo infrastrutturale e di quanto questo pesi sullo sviluppo, Amarelli insiste sulla scommessa delle nuove tecnologie. «Sia ben chiaro» prosegue, «non sto dicendo che chi fa impresa in Calabria non incontri difficoltà e problemi ad altri sconosciuti, anzi. A volte le infrastrutture e le tecnologie, se non distribuite uniformemente, si traducono in uno svantaggio competitivo pesantissimo, a danno di chi rimane fuori, di chi resta escluso. La mancanza di ferrovie, così come il digital divide, (il divario esistente tra chi ha accesso effettivo alle tecnologie dell'informazione, in particolare personal computer e internet, n.d.r.) pesano, e pesano tanto. La Calabria è una regione remota, una periferia della produzione, un luogo meno conosciuto, meno accessibile di altri. Ed è più difficile, in questo contesto, creare innovazione e qualità. Ciò non toglie che non si possa fare».
Unici al mondo, come l’Italia
«Guardiamo, per esempio, al nostro Paese: il costo del lavoro è altissimo, ma siamo una potenza industriale a prescindere, proprio per la capacità, di saper fornire un grandissimo valore aggiunto ai prodotti. Tutti ci riconoscono questa caratteristica, unica al mondo nel suo genere. E questo deve essere di stimolo per la Calabria. Il Sud deve assimilare e fare proprie le nuove tecnologie, ogni giorno più dirompenti. Grazie a loro, si possono ovviare tante criticità nell’industria, ma anche nel turismo, dove aldilà del contenuto vale soprattutto l’organizzazione: Guardiamo ai flussi turistici: se sono spontanei, sono accidentali, incontrollabili. Se invece sono previsti e quindi gestiti, si possono trasformare in vera risorsa».
Una nuova tigre celtica?
In molti dicono che l’agroalimentare sia il vero giacimento aureo della Calabria. Una regione che, a detta di critici ed enogastronomi italiani e stranieri, ha una ricchezza ed una biodiversità talmente ampia e talmente sottostimata, da «rischiare» di diventare la futura tigre celtica della produzione delle eccellenze enogastronomiche: teatro cioè di uno sviluppo esponenziale delle produzioni di qualità con tassi di crescita altissimi. Su questo proposito, Amarelli è più che ottimista: «L’enogastronomia regionale è all’alba di una nuova era, è evidente. Va detto però che su questo, con Confindustria, ci eravamo mossi già da tempo, con il consorzio Assapori, nato senza fini di lucro nel 2003 per aggregare i migliori ristoranti calabresi. Un’iniziativa pensata per valorizzare la gastronomia di eccellenza ed i giacimenti enogastronomici locali, migliorare l'accoglienza ed il livello dei servizi, diffondere la cultura della qualità dell'alimentazione, fare rete tra le imprese. La presidente, Concetta Greco, del ristorante L'Approdo di Vibo Valentia Marina, appena riconfermata alla guida del consorzio, da anni fa un lavoro egregio. Ha spinto sul pedale dell’aggregazione, del fare rete, del contatto costante e continuo, portando nuova cultura e nuova sensibilità tra gli addetti ai lavori».