Nel 2022 la Dop Economy italiana ha superato in valore i 20 miliardi di euro (tra cibo e vino), con un trend in crescita. Abbiamo già spiegato, analizzando i dati emersi dal Rapporto Ismea-Qualivita 2023 sulle produzioni agroalimentari e vitivinicole nazionali a IG (Indicazione Geografica, e quindi nel complesso tutte le specialità Dop, Igp e Stg) come questi specifici riconoscimenti della Ue consentano al consumatore, grazie all’obbligatorio adeguamento delle imprese ad appositi e rigidi disciplinari di produzione, di ottenere il massimo delle garanzie sulla tracciabilità delle materie prime utilizzate, sulle tecniche di lavorazione, sull’autenticità, sulla territorialità.

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L’Italia è leader europea per numero di prodotti Dop, Igp e Stg (853, tra cibo e vino, fino a dicembre 2022), staccando di molto grandi competitor quali la Francia (713), la Spagna (357), la Germania (142). Un patrimonio immenso e di straordinario valore, sia dal punto di vista storico, culturale, identitario, sia economico e di lavoro altamente specializzato, con ricadute fondamentali su temi strategici quali quelli della sostenibilità ambientale, della difesa della biodiversità, degli stili di vita a misura d’uomo, della costruzione di filiere produttive forti che racchiudono a loro volta tanti fattori positivi. L’Italia, pertanto, può e deve puntare sempre di più sui prodotti a IG, anche perché così facendo si combattono i gravissimi fenomeni globali del falso Made in Italy e del cosiddetto Italian sounding. Nella classifica per regioni relativa al numero di Dop, Igp e Stg, primeggia la Toscana con 90, seguono Veneto (89), Piemonte (84), Lombardia (75), Emilia Romagna (74), Sicilia (67). Calabria undicesima con un totale di 40, a solo due gradini dalla Sardegna (42) che è decima.

Dedicheremo questo servizio al ruolo e peso che in Calabria ha il comparto dei prodotti a base di carne, salumi in testa. Ma prima guardiamo a qualche altro dato sistemico. La Dop Economy italiana nel 2022 ha generato un valore alla produzione di 20,2 miliardi di euro (+6,4% rispetto al 2021): questo traguardo pesa il 20% di tutto il settore agroalimentare nazionale (calcolato sulla produzione agricola a prezzi base più il valore aggiunto dell’industria alimentare). Il valore dell’export è stato pari a 11,6 miliardi di euro (+ 8,3% sul 2021). Le diverse filiere della Dop Economy italiana (agroalimentari e vitivinicole), sempre nel 2022, hanno occupato 890mila addetti. Il valore alla produzione del solo cibo ha significato a livello nazionale 8,85 miliardi (+8,8% sul 2021), e un trend del +33% in 10 anni, a partire dal 2012. Straordinaria la performance dei formaggi che sono risultati in crescita dell’11,6%, superando per la prima volta la barriera dei 5 miliardi di euro di valore alla produzione. I soli formaggi rappresentano quindi il 59% del cibo Dop, Igp e Stg d’Italia. A che cosa servono informazioni e numeri di questo tipo? A capire, ad esempio, in una regione più piccola ma nobilissima qual è la Calabria, che si può e si deve investire molto nel comparto dei formaggi, vantando tra l’altro il Caciocavallo Silano Dop, il Pecorino Crotonese Dop e il Pecorino del Monte Poro Dop: se adeguatamente spinti, promossi e valorizzati, ma con azione misurabili, anche questi “tesori” potrebbero salire su un carro nazionale già forte e strutturato.

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Dopo i formaggi ottimo risultato nel 2022 anche per i prodotti a base di carne che con un +7,5% hanno raggiunto un valore alla produzione di 2,3 miliardi di euro e un peso del 26% sul totale Dop-Igp-Stg. Gli ortofrutticoli, invece, hanno significato 391 milioni di euro di valore alla produzione, registrando una flessione produttiva delle mele per il secondo anno di fila (-21%), un incremento per la frutta in guscio (+58%), la frutta estiva (+22%), gli agrumi (+15%) e i pomodori (+12%). Significativa crescita anche per i prodotti della panetteria e pasticceria (+5,1%) che - segnala il report Ismea-Qualivita 2023 - sono stati trainati dai buoni risultati della Piadina Romagnola IGP. In calo gli oli di oliva (85 mln euro e calo del 4,0%), con l’Italia secondo produttore mondiale di olio Evo alle spalle della Spagna, mentre sono cresciute le carni fresche (103 mln di euro, +5,0%). Sul fronte dell’export l’agroalimentare Dop, Igp e Stg nel 2022 ha conquistato quota 4,65 miliardi di euro con un +5,8% su base annua e un ottimo trend del +66% dal 2012, in virtù soprattutto di un accentuato recupero dei mercati Extra-UE (+10%). Per la Calabria, quindi, notevoli potenzialità di sviluppo anche in questi settori.

Veniamo al comparto dei prodotti a base di carne (in particolare i salumi): 209 il numero di Dop, Igp e Stg nella Ue sul totale di 3.151, alle spalle solo di ortofrutta e cereali (419) e formaggi (248). Seguono le carni fresche (164). Sul totale di 209, 43 sono italiani (con un peso sul dato generale Ue del 20,57%). In valore alla produzione, le 43 specialità italiane a base di carne (21 Dop e 22 Igp) nel 2022 hanno generato, come detto, 2,3 miliardi di euro (esattamente: 2.271 milioni). Valore all’export: 635 mln di euro (+2,2%). Ben 932 milioni di euro di questo risultato sono giunti dal Prosciutto di Parma Dop (+11,2% sul 2021), che pesano il 41,04% del totale nazionale. Ben posizionato anche il Prosciutto di San Daniele Dop con 365 milioni di euro nel 2022 di valore alla produzione (+9,9% sul 2021). A seguire la Mortadella di Bologna Igp con 327 milioni di euro (+4,3%), la Bresaola della Valtellina Igp con 246 mln di euro (+2,0%), lo Speck Alto Adige Igp con 117 mln (+0,1%). I prodotti appena citati rientrano tra i primi 15 d’Italia nella classifica del cibo Dop e Igp per valore alla produzione, guidata dal Grana Padano Dop (1.734 mln di euro) e dal Parmigiano Reggiano (1.720 mln). Medaglia di bronzo per il Prosciutto di Parma Dop, e settima posizione per il Prosciutto di San Daniele Dop. Questi due famosi prosciutti crudi d’Italia pesano, assieme, il 57,11% dell’intero comparto dei prodotti a base di carne per valore alla produzione, e rappresentano il 57,64% di tutto l’export.

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Tra i primi dieci prodotti a base di carne Dop e Igp per valore alla produzione non risulta alcuna specialità del Sud Italia. Eccoli, in ordine di grandezza e peso: Prosciutto di Parma Dop, Prosciutto di San Daniele Dop, Mortadella di Bologna Igp, Bresaola della Valtellina Igp, Speck Alto Adige Igp, Prosciutto Toscano Dop, Salame Felino Igp, Prosciutto di Norcia Igp, Salamini Italiani alla Cacciatora Dop, Coppa di Parma Igp. Questi dieci prodotti Dop e Igp, 10 su 43, hanno significato nel complesso 2.139 milioni di euro di valore alla produzione nel 2022, pari al 94,19% del totale Italia. Tutte le altre 33 specialità Dop e Igp del Belpaese, comprese le 4 calabresi (Salsiccia Dop, Capocollo Dop, Pancetta Dop, Soppressata Dop) hanno generato assieme 132 milioni di euro di valore alla produzione, pesando appena il 5,81% dell’intero comparto, e con soli 13 milioni di euro di export (-32,4% sul 2021) corrispondenti al 2,05% del dato nazionale. In questo contesto la Calabria - sentenzia il Rapporto Ismea-Qualivita - ha significato appena 4,1 milioni di euro, pari allo 0,18% del totale. Nella classifica per regioni primeggia l’Emilia Romagna (1.293 mln di euro, pari al 56,94% del dato Italia). A seguire il Friuli Venezia Giulia (368 mln), la Lombardia (338 mln), il Trentino Alto Adige (117 mln), la Toscana (61), l’Umbria (33), il Veneto (23). La Calabria è decima, prima del Piemonte (3,5 mln), della Valle d’Aosta (2,5 mln), della Sicilia (1,2 mln). L’Emilia Romagna vale in questo comparto 315,36 volte la Calabria. Quando si parla di differenze in termini economici tra Nord e Sud! Il dato di 4,1 milioni di euro della Calabria nel comparto prodotti a base di carne Dop e Igp deve essere confrontato anche con il totale di 52 mln generato nel 2022 da tutte le specialità IG della regione (2,57% del totale Italia) che al 31 dicembre 2022 erano 40 (21 cibo, 19 vino) e con un peso, quindi, del 7,88%.

L’elevata qualità dei salumi Dop di Calabria, caratterizzata peraltro da straordinari connotati storico-identitari, davvero unici al mondo, ha in sé tutte le virtù per ambire a traguardi molto più importanti. C’è da ricordare - ritorneremo sull’argomento! - che di recente il Ministero dell’Agricoltura è intervenuto con due distinti decreti per revocare al Consorzio di tutela l’incarico a svolgere le funzioni di tutela, promozione, valorizzazione, informazione del consumatore e di cura generale degli interessi relativi alle denominazioni dei 4 salumi Dop di Calabria (contestato il venir meno del requisito della rappresentatività).

Per quanto riguarda il comparto carni fresche Dop e Igp la Calabria non è stata censita dal Rapporto Ismea-Qualivita 2023: un mondo che ha significato 103 mln di euro di valore alla produzione, per 6 prodotti Dop e Igp in tutta Italia, e la Sardegna leader regionale con 38 mln.