Dopo anni dedicati al restauro e ad un importante lavoro di ammodernamento, l’antico alambicco in rame che fu dei fratelli Caffo è tornato in funzione nella famosa distilleria di Limbadi. Il tutto nell’anno in cui l’amministratore delegato del gruppo Nuccio Caffo è stato eletto presidente dell’Istituto nazionale Grappa, primo distillatore del Sud a ricoprire questa carica.

Il ricordo di Pippo Caffo

«Quando con mio padre arrivai dalla Sicilia per la prima volta in Calabria per vedere questa distilleria che voleva acquistare con i suoi fratelli, era il 1952 ed io ero ancora un bambino - ricorda Pippo Caffo, presidente di Gruppo Caffo 1915 -. All’epoca, al piccolo impianto presente nella distilleria che avevano appena rilevato dalla famiglia Biondi di Gravina di Catania, apportarono modifiche ed ottimizzazioni, avvalendosi dell’opera dei fratelli Ardizzone che erano costruttori di alambicchi in rame alimentati a vapore. Inizialmente nella torre di distillazione c’erano solo due ebollitori, i cosiddetti “apparecchi napoletani a fuoco diretto”. Negli anni, l’impianto subì diverse trasformazioni, fino ad essere reso nel 1954 adeguato per produrre anche alcool buongusto ridistillando due volte il prodotto. Infine nel 1958 furono ultimati i lavori che lo resero molto simile agli alambicchi “barbet” francesi, ma con l’anima ed il calore del sud Italia, essendo i costruttori, i fratelli Ardizzone, anche loro di S. Venerina (Catania), paese alle pendici dell’Etna dove ha origine anche la mia famiglia. A lavori ultimati lo battezzarono “auto rettificatore indiretto”. Questo antico alambicco di rame, insieme all’antica caldaia Cornovaglia che lo alimentava e che oggi fa parte del nostro museo aziendale, rappresenta la storia della nostra distilleria, il duro lavoro di mio padre che lo ha avviato, le lunghe notti insonni della mia giovinezza passate a distillare, il presente di mio figlio Nuccio che ha creduto in questo progetto ed il futuro delle prossime generazioni che continueranno questa nostra passione». 

Nuccio Caffo: «Riassaporeremo il gusto dei vecchi distillati»

Altri ricordi emergono dalle parole di Nuccio Caffo: «Ricordo ancora la fornace accesa, alimentata a “vinaccia esausta”, anche se avevo solo cinque o sei anni quanto fu fermato questo impianto. Il lettino per chi doveva fare il turno di notte, una piccola Tv in bianco e nero, i funzionari dell’Utif (oggi Agenzia Dogane Monopoli) e in particolare mio nonno Sebastiano, sempre presente nei miei ricordi ed a cui voglio dedicare questo traguardo. Questo luogo, questo impianto ha sempre rappresentato l’inizio, le fondamenta di ciò che abbiamo realizzato. Esiste un vero e proprio legame affettivo che sicuramente, non può nascere con le grandi fabbriche e gli impianti ultramoderni standardizzati. Si tratta dello spirito che unisce il lavoro di tre generazioni in terra calabra, per questo, anche se l’idea iniziale era quella di “lucidarlo” per renderlo il pezzo forte del museo aziendale, strada facendo si è fatta sempre più forte la voglia di renderlo nuovamente funzionante e di poter riassaporare il gusto di distillati di altri tempi».

Costruire un nuovo impianto, più moderno e funzionale sarebbe stato più veloce e con costi nettamente inferiori, ma non sarebbe stata la stessa cosa: «Per questo ho convinto il mio amico Graziano Barison ad accettare la sfida, oggi vinta, di questo lungo lavoro di restauro e ammodernamento svolto egregiamente e con la professionalità che contraddistingue i migliori costruttori di alambicchi operanti in Italia e nel mondo. Ringrazio i miei collaboratori ed in particolare Antonio, sempre disponibile per nuove sfide. Ringrazio infine l’ADM, con l’Ufficio delle Dogane di Reggio Calabria, per l’assistenza e la pazienza che ha reso possibile l’avvio di questo prezioso gioiello che ci accompagnerà ancora verso nuovi traguardi», aggiunge Nuccio Caffo.

In questi anni, la distilleria ha iniziato a imbottigliare piccole partite di distillati invecchiati, prodotte quando era in funzione questo impianto, come il Brandy 1964 riserva invecchiata oltre 50 anni, ed il brandy Heritage invecchiato dal 1970. Il prezioso alambicco negli anni fece nascere inoltre l’alcool buongusto, dal quale sono nati nel tempo tutti i liquori Caffo ed in particolare l’ormai celebre Vecchio Amaro del Capo.