Una vigna che sale sul dorso di un colle fino a incedersi nel cielo, è una vista familiare, eppure le cortine dei filari semplici e profonde appaiono una porta magica. Sotto le viti la terra rossa è dissodata, le foglie nascondono tesori, e di là dalle foglie sta il cielo”. Così Cesare Pavese.

In Calabria tutto è pronto nel distretto del vino più importante. Siamo a Cirò Marina dove dai primi di settembre e fino ai primi di ottobre si raccoglie il gaglioppo, un vitigno a bacca nera autoctono calabrese, di probabile origine greca, il cui utilizzo è previsto dai disciplinari per la produzione del Cirò DOC e del Melissa DOC nelle varianti rosso classico, rosato e riserva.

Francesco, Emanuele, Vitaliano e Maria Teresa sono quattro fratelli tra e 30 e i 40 anni. Il loro papà si chiama Ferdinando ed ha scritto un pezzo di storia del cirotano. È stato suo papà Ciccio a trasmettergli la passione per l’uva e per il vino. Dunque un secolo di storia vitivinicola che oggi ereditano i quattro fratelli, entusiasti nel loro impegno, continuamente tra cantina e vigneti, con la certezza di fare qualcosa che amano molto. Qualcosa che richiede sacrifici notevoli, ma è comunque entusiasmante.

Con Vitaliano andiamo a fine giornata su un pezzo di vigneto che si trova sulla sabbia, a due passi del mare, in località Volvito a Cirò Marina. Da qui inizierà entro le prossime ore la vendemmia 2022. Sarà un lavoraccio, ma anche una festa e una gioia, nonostante i problemi, l’assenza di manodopera, i costi alle stelle, il clima impazzito.

A iniziare la vendemmia, in questi giorni sono oltre settanta aziende vitivinicole della zona, dalle più antiche alle più piccole, tutte pronte a rivivere un’esperienza unica e ineguagliabile. Il valore storico ed antropologico della vendemmia ci riporta a tempi molto lontani. Un valore che si è tramandato di generazione in generazione, nel rispetto delle tradizioni contadine, in un contesto di aspetti culturali di grande valore sociale e culturale.

Passano gli anni ma non sfumano le buone tradizioni: l’usanza non s’è persa col seguire dell’innovazione. Nel 1968 in occasione dei Giochi Olimpici di Città del Messico, il Cirò venne offerto a tutti gli atleti che ebbero partecipato. È stimato come gli antenati dei vitigni attualmente coltivati fossero il Gaglioppo e il Greco Bianco, fondamentali nella produzione di Cirò. Il vino è in forte ascesa: è stato il primo della Calabria ad ottenere nel 1969 il riconoscimento DOP (Denominazione di Origine Protetta), così da conquistarsi nel 1989 l’assegnazione DOC (Denominazione di Origine Controllata).

Con il Cirò, la DOC tende a valorizzare le rinomate terre calabre circostanti: per mantenere tale attribuzione sarà determinante, infatti, che la produzione avvenga nei territori dei Comuni di Cirò, Cirò Marina e in parte dei comuni di Melissa e Crucoli.

Con Vitaliano, passeggiando fra le viti sulla sabbia, nonostante le evidenti tracce della lunga siccità, il panorama appare particolarmente suggestivo notando sullo sfondo il meraviglioso azzurro del mare, mentre al lato dei vigneti passa la rumorosa e vecchia Automotrice FS ALn 668-1200, che va a cavallo su un unico binario di un’antica linea mai elettrificata, attraversando la costa jonica calabrese. Mentre notiamo le tracce lasciate qua e là dagli spietati invasori (non sono soldati e mercenari di Putin) ma i ben più odiati cinghiali neri, i nostri discorsi portano ai vini, unici e pregiati che nascono dal connubio perfetto tra le antiche maestrie rurali e le idee giovani, quanto ambiziose, delle nuove generazioni. Vini inconfondibili, straordinari, come che si ricavano proprio dall’ approfondita conoscenza del territorio e dall’eccelsa qualità di materie prime.

Tutte le aziende del cirotano impegnate nella vendemmia sanno di ripetere un rituale sacro, che nonostante modernità e tecnologia, mantiene intatta la gioia e l’incanto di sempre.

Dal “Vigneto Calabria” (come rivela Il Cirotano) nascono opportunità di lavoro per 13mila persone impegnate direttamente in campi, cantine e nella distribuzione commerciale, ma anche in attività connesse e di servizio, per un fatturato che è salito oltre quota cento milioni.

L’esercito del vino – rileva Coldiretti – spazia dai viticoltori agli addetti nelle cantine e nella distribuzione commerciale, ma anche in attività nell’indotto che si sono estese negli ambiti più diversi: dall’industria vetraria a quella dei tappi, dai trasporti alle assicurazioni, da quella degli accessori ai vivai e agli imballaggi, fino alle bioenergie ottenute dai residui di potatura e dai sottoprodotti della vinificazione. Certo, il Covid prima e la drammatica crisi dell’energia di oggi, hanno portato un mare di preoccupazioni e conseguenze, ma la voglia di stringere i denti e andare avanti è tanta.

Sono i giorni più belli dell’anno. Vendemmiare, sfogliare, torchiare non sono neanche lavori; caldo non fa più, freddo non ancora; c’è qualche nuvola chiara” (Cesare Pavese).

Buona vendemmia alle aziende del cirotano e di tutta la Calabria con un augurio piacevolissimo: “Bisogna sempre essere ubriachi. Per non sentire l’orribile fardello del Tempo che vi spezza la schiena e vi tiene a terra, dovete ubriacarvi senza tregua. Ma di che cosa? Di vino, poesia o di virtù : come vi pare. Ma ubriacatevi”, così parlò Charles Pierre Baudelaire.