VIDEO | Proclamano lo stato di agitazione. La carenza di personale mette a rischio la sicurezza e costringe a turni massacranti ed alla rinuncia di riposi e ferie
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La pianta organica prevede la presenza in servizio di 169 agenti di polizia penitenziaria. Invece, tra le mura della casa circondariale di Cosenza, ce ne sono almeno cinquanta in meno. Una carenza di personale inaccettabile per le organizzazioni sindacali che hanno proclamato lo stato di agitazione ed attivato un sit-in di protesta, rivolgendosi al Dipartimento di Amministrazione Penitenziaria per chiedere immediate assunzioni.
Situazione al collasso
«La situazione è grave e precipita di giorno in giorno - dice Daniela Iriti, rappresentante del Sinappe, il Sindacato Nazionale Autonomo di Polizia Penitenziaria - Siamo al collasso: con ogni probabilità i colleghi non riusciranno nemmeno a godere delle ferie spettanti. Occorrono nuove unità anche per alleggerire il loro carico di lavoro. Stanno venendo meno tutte le tutele ed anche le condizioni di sicurezza. Ci risulta una mancanza di circa 74 unità».
Stop ai servizi mensa
Proclamata anche l'astensione dal servizio mensa. Il Sappe, Sindacato Nazionale Autonomo di Polizia Penitenziaria, in una lettera inviata al direttore generale del Personale e delle Risorse e agli altri Uffici del Dap, a firma di Giovanni Battista Durante, segretario generale aggiunto, e Damiano Bellucci, segretario nazionale, evidenziano che la mancanza di personale «rende gravosa la condizione lavorativa e costringe ad affrontare turni giornalieri ordinari di otto ore che in alcuni giorni aumentano ulteriormente, con conseguente accorpamenti di più posti di servizio».
Non c'è ricambio
Al 30 aprile scorso nell’istituto penitenziario cosentino erano presenti 236 detenuti, a fronte di una capienza di 218 posti. Da queste parti non si vedono volti nuovi in divisa da quasi venticinque anni: «Non arriva nessuno dal 1997 - dice Gennaro Palermo, esponente della Cisl - Si tratta di un fatto strano. Eppure sono stati espletati diversi concorsi. Il Covid poi ha inciso parecchio sul nostro lavoro: ci ha costretto a turni massacranti. Nonostante tutto siamo stati qui, ligi al dovere, perché serviamo lo Stato e stiamo con lo Stato. Nel frattempo ci sono agenti andati in quiescenza o passati di grado o ancora distaccati altrove. E quei vuoti non sono stati riempiti. È anche un problema di sicurezza - conclude - Il contingente non è sufficiente per un'adeguata vigilanza».