VIDEO | Nonostante le proteste, ad oggi ancora la nuova compagnia di bandiera non ha reso noti gli intenti nei confronti del personale che finora si è occupato dei servizi per l'assistenza a terra a mezzi e passeggeri
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Ad una settimana dall’annunciato arrivo della neonata Ita che volerà anche nello scalo aeroportuale Tito Minniti di Reggio Calabria in luogo di Alitalia, sul futuro dei quaranta dipendenti della vecchia compagnia di bandiera, che si occupano dei servizi di assistenza ad aerei e passeggeri a terra, tutto ancora tace. O quasi.
Un'offerta ad AviaPartner?
Mentre di nessuna offerta ad Alitalia sono al corrente sindacati e lavoratori reggini, pare che Ita invece abbia rivolto un'offerta alla società belga AviaPartner, già presente nell’aeroporto dello Stretto con poche unità di personale dedite all’aviazione generale (voli privati, sanitari, etc.) e non a quella di linea, per gestire interamente l’handling, ossia il complesso dei servizi per l'assistenza a terra agli aerei e ai passeggeri, al momento di competenza Alitalia ma solo fino al prossimo 14 ottobre.
Trattandosi di uno scalo di piccole dimensioni, il Tito Minniti di Reggio Calabria potrebbe appoggiarsi solo ad una società di handling. Essendocene una già presente, appunto l'AviaPartner, quand'anche Alitalia dalla gestione di vettore passasse anche a Reggio all'erogazione di servizi, sarebbe necessaria una deroga di Enac per mantenere in capo ad Alitalia, tali servizi. Deroga che pare non sia stata concessa.
Dunque, pur deponendo a favore della prosecuzione dei voli già minimi da e verso lo scalo reggino, che stante questo silenzio dal 15 ottobre non avrebbero avuto il personale di assistenza a terra necessario, l'offerta che pare sia stata rivolta ad AviaPartner non lascia prefigurare nulla di positivo per i dipendenti Alitalia.
In alternativa alla cassa integrazione a zero ore, se dal 15 ottobre le mansioni non fossero più richieste a loro, gli stessi dipendenti Alitalia potrebbero essere interpellati da AviaPartner. Certo, i tempi per un accordo entro la prossima settimana sarebbero davvero stretti, forse troppo stretti. Inoltre, complice anche il traffico aereo minimo in atto, la situazione potrebbe non riguardare tutti e quaranta i dipendenti e non alle attuali condizioni contrattuali, ossia con l’accordo full time a 40 ore settimanali che finora Alitalia ha garantito. Dunque l'ipotesi alternativa alla cassa integrazione a zero ore, potrebbe essere quella di una sensibile riduzione delle ore di lavoro e non per tutti.
Restiamo, tuttavia, nel campo delle ipotesi fino a comunicazioni ufficiali ai dipendenti che ancora latitano. Il clima di incertezza resta e non riguarda soltanto il futuro dei dipendenti ma anche dello scalo.
Situazione complessa e critica
Nonostante nei giorni scorsi il vicepresidente della Regione Calabria, Nino Spirlì, avesse rassicurato tutti i dipendenti circa il prosieguo della loro attività nello scalo, i lavoratori Alitalia ad oggi restano nel limbo e hanno già inviato via pec la richiesta di un nuovo incontro al prefetto di Reggio Calabria, Massimo Mariani, che dopo la protesta della scorsa settimana aveva ricevuto la delegazione di dipendenti Alitalia e assunto impegni di interlocuzione con i Ministeri competenti circa l’inerzia della neonata e nazionalizzata Ita.
Da allora lo scenario è, però, rimasto immutato con l’aggravante del 15 ottobre sempre più vicino e di una trattativa con Ita che, a livello nazionale vede i sindacati molto critici sul fronte del mancato assorbimento di tutto il personale di volo e a terra Alitalia, dell’intenzione di attingerne una parte dal mercato e sulla mancata applicazione del contratto collettivo nazionale. Una situazione che resta complessa e che, nello scalo reggino, unico in Calabria con dipendenti Alitalia a terra, resta ancora particolarmente critica e gravida di incertezze.