VIDEO | Da venerdì la nuova compagnia di bandiera Ita opererà anche al Tito Minniti ma, al momento, ha assorbito solo due unità di personale mentre gli altri rischiano la cassa integrazione a zero ore
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Da venerdì la nuova compagnia di bandiera Ita opererà anche al Tito Minniti ma, al momento, ha assorbito solo due unità di personale mentre trentaquattro restano a rischio cassa integrazione a zero ore. «Per noi, ancora nessuna notizia. In assenza di comunicazioni, noi il 15 ottobre verremo a lavorare ma, al momento almeno, qui a Reggio non saremo noi a servire a terra i voli, come abbiamo fatto negli ultimi cinquant’anni e come invece avverrà a Roma e a Milano», dichiara Gianluca Costantino, in rappresentanza dei dipendenti Alitalia presso l'aeroporto Tito Minniti di Reggio Calabria, al momento rimasti fuori dai piani di Ita e, dunque, preoccupati per il loro futuro occupazionale.
Il 15 ottobre, infatti, è alle porte e solo per due dipendenti Alitalia è arrivata la proposta di passaggio nella nuova compagnia di Bandiera Ita che da venerdì volerà da e per Reggio Calabria. Il servizio di handling, ossia il complesso di attività di assistenza a terra ad aerei e passeggeri, potrebbe infatti essere svolto da personale in forza ad AviaPartner, già attualmente presente nello scalo e dedito all’aviazione generale (voli privati, sanitari, etc.) e non a quella di linea, invece di competenza dei dipendenti Alitalia ma sono fino al 14 ottobre.
Trentaquattro dipendenti sospesi
Dunque per 34 dipendenti Alitalia, tra impiegati e operai, la prospettiva della cassa integrazione a zero ore, anticamera della perdita del posto di lavoro, si fa sempre più concreta, visto che i piani del personale di Ita a Reggio Calabria sono al momento diversi rispetto a Roma e Milano, denunciano i dipendenti reggini. Alitalia ha infatti dipendenti in servizio a terra solo in tre scali in tutto il Paese: Roma Fiumicino, Milano Linate e Tito Minniti di Reggio Calabria. Ma il trattamento non sembra lo stesso.
«Sarebbe necessaria la volontà di Ita di servirsi di noi invece che di altri per i servizi a terra ma per perseguire questo risultato, trattandosi di compagnia di bandiera, è necessario l’intervento della Politica alla quale facciamo un appello. In questi giorni, in queste ore si dovranno decidere le sorti di chi dovrà servire Ita in questo scalo; chiediamo che sia considerato che noi non siamo de meno rispetto ai colleghi di Fiumicino e Linate e che meritiamo di continuare a mettere al servizio dell'aeroporto dello Stretto, seppure più piccolo e in difficoltà, la nostra professionalità. Siamo consapevoli che lo scalo reggino sia di dimensioni inferiori a Fiumicino e Linate, e in questo momento anche con un traffico aereo ridotto al minimo. Siamo altrettanto consapevoli, però, di quanto la Città invece meriti uno scalo che operi al meglio per crescere e rafforzarsi», spiega Gianluca Costantino.
«L'aeroporto dello Stretto è piccolo, con problematiche che il Covid ha certamente aggravato. Ma proprio per questo, adesso si può solo crescere. Sono necessari, però, i giusti interventi e le adeguate misure», ribadisce Giuseppe Furfari, dipendente Alitalia.
Discriminazione in atto
«Di fatto è una discriminazione poiché il caso si sta ponendo solo a Reggio, dal momento che a Roma e a Milano i colleghi in continueranno a lavorare per Ita come prestatori di servizi. Si fregiano della nascita di una nuova compagnia di bandiera ma la bandiera dovrebbe rappresentare lo Stato che crea o stabilizza posti di lavoro invece di licenziare. Non la si chiami compagnia di bandiera se non garantisce servizi, collegamenti nel Paese e livelli occupazionali», sottolinea Giuseppe Furfari, dipendente Alitalia.
«L'epilogo che si sta delineando per questa vicenda non compromette solo il nostro futuro occupazionale. È evidente, ed è bene porre questo aspetto in luce, che la scelta della nuova compagnia di bandiera di affidare ad altri il servizio svolto dalla precedente non è elemento positivo in assoluto. Non converrebbe ad alcuno che la presenza della nuova compagnia di bandiera in questo scalo, come in ogni altro, fosse ridotta o minima, così da rendere più facile e veloce un’eventuale dismissione futura», sottolinea Gianluca Costantino, dipendente Alitalia.
L'appello alla Politica
Per Reggio è, dunque, necessario uno sforzo di prospettiva, che da una compagnia di bandiera ci si aspetterebbe, specie in un aeroporto in attesa di rilancio come quello reggino, al centro di promesse e impegni assunti nella Capitale come nella recente campagna elettorale. Per questo, mentre il tempo ormai stringe, i dipendenti Alitalia hanno già fatto appello alle forze politiche regionali, compreso il neopresidente Roberto Occhiuto, e nazionali.